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Dal 1 marzo entrerà in vigore il nuovo TIAD di Arera

Dal 1 marzo entrerà in vigore il nuovo TIAD di Arera con il superamento dei precedenti limiti che caratterizzavano la regolazione transitoria. Affrontiamo l’argomento in questo approfondimento

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ARERA ha da poco diffuso, dopo averlo approvato, il nuovo TIAD – ‘Testo integrato autoconsumo diffuso’ (è disponibile qui). L’applicazione di questo testo sarà prevista a partire dal 1° marzo 2023 o comunque in concomitanza con l’entrata in vigore del decreto MASE sulle comunità energetiche, nel caso in cui il decreto fosse approvato con data successiva a questa data.

Ricordiamo come il decreto sulle comunità energetiche del Minisitero dell’ambiente e della sicurezza energetica sia fondamentale per individuare gli strumenti di incentivazione economica relativi alle comunità energetiche e all’autoconsumo.

In particolare, il nuovo TIAD, definisce tutti le varie configurazioni possibili per l’autoconsumo diffuso. Le configurazioni individuate nel testo sono tre:

  • gruppi di autoconsumatori che agiscono collettivamente in edifici e condomini,
  • comunità energetiche,
  • autoconsumatori individuali su rete pubblica.

E’ quindi subito evidente come il testo del nuovo TIAD superi la prima regolazione transitoria (deliberazione 318/2020/R/eel) che a sua volta era basata su un modello regolatorio virtuale.

Ma cosa prevede di preciso il nuovo TIAD?

Abbiamo cercato di approfondire l’argomento insieme ai nostri esperti qui di seguito.

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I provvedimenti più importanti

Dal primo marzo di questo anno tutte le configurazioni per l’autoconsumo collettivo e le comunità energetiche già esistenti confluiranno nel TIAD. Questo però non cambierà di fatto lo stato in essere delle due realtà, quanto piuttosto consentirà alle comunità energetiche di estendersi all’interno di un’area più vasta e di includere anche impianti di potenza superiore a 200 kW.

Tali modifiche prevedono, tra le altre cose, una lieve riduzione del contributo di valorizzazione dell’autoconsumo. In particolare, tale contributo perderà la restituzione della parte variabile della tariffa di distribuzione, pari a 0,59 €/MWh su un totale di 8,37 €/MWh a valori dell’anno 2022.

Cosa prevede il nuovo TIAD

Le modifiche del nuovo TIAD non si limitano certo a quanto abbiamo riassunto poco fa. E’ arrivato il momento di analizzare nel dettaglio le nuove disposizioni ricavate dal provvedimento di Arera punto per punto.

Il nuovo testo del TIAD prevede che l’autoconsumo diffuso sarà riferito, dopo il primo marzo, all’area sottesa alla cabina primaria e non più alla cabina secondaria. Conseguentemente, il testo individua anche i criteri per i gestori di rete per individuare in modo convenzionale le aree sottese a ciascuna cabina primaria. Questo significa che Arera ha di fatto introdotto dei correttivi di carattere geografico che si basano sulla reale configurazione delle reti elettriche.

Accanto all’allargamento dell’area sottesa all’autoconsumo diffuso, il TIAD stabilisce definizioni univoche per tutte le varie configurazioni di autoconsumo e la distinzione di due perimetri geografici. Tali perimetri sono i seguenti:

  • la zona di mercato che rileva per individuare l’energia elettrica condivisa;
  • l’area sottesa alla medesima cabina primaria che rileva per individuare la vera e propria energia elettrica autoconsumata.

Grazie a questo testo inoltre Arera semplifica notevolmente le procedure operative per la costituzione e la gestione delle configurazioni di autoconsumo. In questo modo si spera che la loro diffusione possa essere ancora più rapida e capillare.

Infine, tutti i clienti finali ed i produttori di energia, potranno continuare a godere degli attuali diritti. Fra questi diritti rimane di particolare importanza quello di poter scegliere liberamente il proprio fornitore indipendentemente dai rapporti legati all’autoconsumo.

Cosa manca ancora per le comuinità energetiche?

Con l’approvazione del nuovo TIAD e delle misure e definizione in esso contenute abbiamo fatto un grosso passo in avanti verso il completamento della normativa riguardante le comunità energetiche e l’autconsumo. Tuttavia ancora il quadro normativo che dovrebbe regolare queste configurazioni di autoconsumo non è ancora completo.

Manca ancora il decreto MASE che dovrebbe individuare una volta per tutte la definizione degli incentivi riconosciuti ai membri di tali configurazioni (ne parliamo anche qui). Tuttavia tale Decreto, come più volte annunciato dagli esponenti di tale ministero, dovrebbe arrivare entro la prima parte di questo anno, pertanto non ci resta che aspettare.

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Tutti i contributi regionali per le comunità energetiche e le rinnovabili che puoi richiedere

Una panoramica completa su tutti i contributi regionali e le agevolazioni per le comunità energetiche e gli impianti rinnovabili

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Le comunità energetiche rinnovabili sono gruppi di persone che lavorano insieme per produrre e utilizzare energia pulita e rinnovabile, come solare, eolica e idroelettrica. Possono includere abitanti di un quartiere, di una città o di una regione. Sostanzialmente questi soggetti si associano fra loro  per installare impianti di produzione di energia rinnovabile, come pannelli solari o turbine eoliche, e condividere i benefici economici e ambientali. Possono anche includere progetti di efficienza energetica e di gestione dell’energia per ridurre i consumi e migliorare l’autosufficienza energetica.

Far parte di una comunità energetica quindi è particolarmente vantaggioso. In particolare l’ultimo studio Elemens-Legambiente dimostra come le CER possono portare riduzioni dei costi in bolletta fino al 25% per le utenze domestiche e condominiali e fino al 20% della spesa energetica di piccole e medie imprese, scuole, distretti artigiani e altri settori ancora.

Per questo motivo, ma anche per rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 di Agenda 2030, lo stato Italiano sta cercando di agevolarne la diffusione il più possibile. Non solo da un punto di vista legislativo e normativo ma anche da un punto di vista di reperimento dei fondi (tra cui il PNRR).

Ma non solo lo stato cerca di incentivare le C.E.R., anche le Regioni. In particolare, in tutto il nostro territorio, sono stati approvati diversi contributi regionali per incentivare le comunità energetiche rinnovabili e l’installazione di impianti F.E.R.. Solitamente per informarti sui contributi regionali dovresti leggere attentamente i bandi presenti nei siti delle amministrazioni regionali. Ma spesso farlo non è così semplice come si possa pensare con il risultato che potresti perderti informazioni importanti su queste opportunità.

Per questo abbiamo creato questo approfondimento che riepiloga in un luogo solo tutti i contributi regionali per le comunità energetiche o per gli impianti a fonti rinnovabili in vigore in questo momento.

Tutti i contributi regionali per le comunità energetiche e le rinnovabili che puoi richiedere

Umbria, 3,2 milioni di euro di contributi regionali per il fotovoltaico nelle imprese

Iniziamo la nostra analisi dei contributi regionali per le comunità energetiche e per gli impianti fotovoltaici o F.E.R. dall’Umbria.

Potrai partecipare al bando per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e richiedere i fondi stanziati dal 30 gennaio 2023 al 28 febbraio 2023. I contributi regionali ammontano a 3,2 milioni di euro così suddivisi:

  • 650 mila euro per le grandi imprese;
  • 2,5 milioni per le PMI.

I beneficiari possono richiedere l’agevolazione per acquistare e installare pannelli fotovoltaici, con o senza collegamento ai sistemi di accumulo fino a 100 kw. Possiamo quindi concludere che questi fondi regionali individuati nel bando servono ad agevolare i consumi energetici delle PMI e grandi imprese extra agricole operanti sul territorio regionale.

Precisiamo inoltre che gli impianti fotovoltaici potranno essere installati su edifici, pensiline o a terra e potranno essere realizzati presso più sedi dell’impresa fino ad un massimo di 3. Infine, le domande dovranno essere inviate entro i termini stabiliti esclusivamente online.

Contributi regionali per le Comunità energetiche in Toscana

La Regione Toscana ha pubblicato la Legge regionale 28 novembre 2022, n. 42, che ha l’obiettivo di agevolare la realizzazione delle Comunità energetiche rinnovabili. E’ infatti la stessa regione a definire le C.E.R. come

“punti focali della transizione energetica e strumenti fondamentali per la creazione di nuovi modelli di economia ecologica, basati sul localismo energetico ed il contrasto alla povertà energetica, nonché come efficace contributo al conseguimento degli obiettivi del Green New Deal Europeo”.

Tra le altre cose, la regione Toscana si impegna da individuare, all’interno della programmazione regionale in materia di transizione ecologica ed energetica, contributi e strumenti finanziari, promuovere iniziative di formazione e accordi con i Comuni, GSE, Terna ed altri soggetti interessati alle comunità energetiche.

I contributi regionali sono quindi erogati nelle modalità che descriveremo qui di seguito. Per il 2023 e il 2024 la Giunta autorizza la spesa massima di euro 100.000,00 per ciascuna annualità. Per l’allocazione delle risorse saranno seguiti alcuni criteri tra cui la presenza nella CER di soggetti economicamente svantaggiati e di enti proprietari di alloggi di edilizia residenziale pubblica o sociale. Sarà inoltre istituita una piattaforma delle comunità energetiche rinnovabili della Regione Toscana in cui saranno raccolte tutte le informazioni e i dati.

Il bando per le comunità energetiche della Regione Lazio

I fondi regionali per le comunità energetiche stabiliti dalla Regione Lazio saranno erogati tramite il bando aperto fino al 21/02/2023 sulla piattaforma GecoWebPlus. In questo modo la regione ha messo adisposizione un totale di un milione di euro per finanziare studi di fattibilità tecnico-economica volti alla realizzazione di Comunità Energetiche Rinnovabili. E’ previsto un sostegno per ogni domanda da un minimo di 6000 euro fino a un massimo di 13.000 euro.

Contributi Regionali in Sardegna: come funziona il bonus fotovoltaico

Gli incentivi regionali della Sardegna prevedono una creazione di una sorta di reddito energetico regionale con i contributi per la cessione al GSE. I beneficiari hanno diritto all’autoconsumo gratuito dell’energia senza possibilità di cumulare l’agevolazione con altre misure analoghe statali o regionali.

Oltre a ciò, l’amministrazione regionale vuole agevolare il passaggio alle fonti di energia rinnovabili stanziando 14 milioni di euro suddivisi equamente in due anni. Di queste 7 milioni annuali:

  • 2 milioni sono i contributi regionali per le comunità energetiche;
  • 5 milioni vanno al reddito energetico. 

Potranno beneficiare del reddito energetico le famiglie a basso reddito, privati cittadini e condomini. In quest’ultimo caso, la regione ha anche dato il via libera all’installazione dei pannelli solari anche sul lastrico e sulle altre superfici comuni.

I fondi destinati alle comunità energetiche dalla Regione Sardegna invece serviranno a permettere alle amministrazioni comunali di dar luogo all’avviamento delle comunità senza sottrarre risorse dal proprio bilancio.

Gli incentivi in Friuli Venezia Giulia

Il Friuli Venezia Giulia mette in campo molte più risorse dato che sono 100 i milioni di euro di contributi regionali per a finanziare l’efficientamento energetico dei cittadini residenti.

La cifra è così alta perché più di incentivi della Regione per le comunità energetiche, Il FVG ha ideato una una sorta di Ecobonus a livello regionale. Tale misura è destinata ad abitazioni prima casa, alle seconde case ed ai complessi condominiali. In questo modo i richiedenti vedranno diminuire sensibilmente il costo delle bollette sfruttando l’autoapprovvigionamento energetico dei pannelli solari.

Tali contributi regionali dovranno poi sommarsi alle detrazioni già previste a livello nazionale o europeo. L’obiettivo è quello di abbattere drasticamente, se non addirittura annullare il costo per l’installazione di impianti come i pannelli fotovoltaici.

Il bando per accedere a queste agevolazioni regionali sarà pubblicato ad inizio 2023, con possibilità di richiedere il bonus retroattivamente, per i lavori eseguiti negli ultimi mesi del 2022.

Comunità energetiche e Regioni: la Lombardia stanzia 30 milioni di contributi regionali  per l’efficienza energetica per le micro e piccole imprese

Non poteva mancare la Lombardia nella nostra disamina tra le agevolazioni e contributi regionali per le comunità energetiche e le rinnovabili. In particolare, i contributi stanziati dalla regione Lombardia sono contenuti nel Decreto 15049 dello scorso ottobre. Tramite questa iniziativa la regione ha ampliato la platea dei beneficiari del bando “Investimenti per la ripresa 2022: linea efficienza energetica del processo produttivo delle micro e piccole imprese artigiane“.

I fondi stanziati per tale bando ammontano a 30 milioni di euro e potranno adesso richiederli tutte le PMI del settore manifatturiero, artigiane e non artigiane. In questo modo la Lombardia intende aiutare le piccole e micro imprese colpite dall’aumento del costo dell’energia e che vogliono rendere la propria attività sostenibile ed efficiente dal punto di vista energetico.

Per partecipare al bando le imprese devono:

  • avere sede operativa entro i confini regionali,
  • essere regolarmente iscritte e attive nel Registro delle imprese,
  • essere in regola con gli obblighi contributivi.

Tali contributi regionali potranno essere utilizzati per acquistare e installare sistemi di autoproduzione di energia, ovvero:

  • collettori solari termici
  • impianti di microcogenerazione
  • impianti fotovoltaici
  • acquisto e installazione di macchinari e attrezzature in sostituzione dei macchinari e delle attrezzature in uso nel sito produttivo
  • acquisto e installazione di caldaie ad alta efficienza a condensazione, a biomassa, pompe di calore in sostituzione delle caldaie in uso
  • acquisto di sistemi di domotica
  • acquisto di apparecchi LED
  • spese tecniche di consulenza correlate alla realizzazione dell’intervento

Il contributo regionale concesso dalla Lombardia è a fondo perduto ed è pari al 50% delle spese complessive ammissibili nel limite massimo di euro 50.000 per soggetto beneficiario. Le spese ammissibili devono essere di almeno 15.000 euro per interventi da realizzare presso la propria sede e e da rendicontare entro il termine massimo del 30/06/2023. Infine precisiamo che la domanda di contributo può essere inviata fino al 31 gennaio 2023.

Piemonte: bando da 92 milioni per le PMI

Comunità energetiche e impianti F.E.R. agevolati dalla regione anche in Piemonte dove, lo scorso 6 dicembre 2022, si sono chiuse le domande per ottenere i relativi contributi regionali. I richiedenti potranno ottenere una cifra compresa tra i 5 e i 10 mila euro, fino ad esaurimento della dotazione finanziaria. Tuttavia, visto il rapido esaurirsi delle risorse stanziate, l’amministrazione ha fatto sapere che la misura sarà riproposta anche nel prossimo anno.

Ma i fondi regionali stanziati per le rinnovabili del Piemonte non finiscono qui. La Giunta Regionale infatti ha già anticipato la pubblicazione di un Bando, sostenuto dal Fondo europeo di sviluppo regionale 2021-27 dedicato all’efficientamento energetico e all’uso delle energie rinnovabili per le PMI. Il bando avrebbe una dotazione importante visto che ammonta a quasi 92 milioni di euro.

Tali contributi regionali saranno erogati in base a due azioni che la Regione vuole che siano portate a termine. In particolare:

  • 68 milioni di euro saranno destinati a impianti di cogenerazione ad alto rendimento, razionalizzazione dei cicli produttivi, utilizzo efficiente dell’energia, efficientamento energetico e installazione di sistemi per l’automazione degli edifici, sviluppo di processi innovativi volti al risparmio energetico;
  • 23,8 milioni andranno a sostegno della promozione delle energie rinnovabili insieme agli interventi di efficientamento energetico.

In Campania sono previsti contributi regionali per la ricognizione dei tetti degli edifici pubblici

Lo scorso novembre sono scadute le domande per accedere ai contributi regionali della Campania destinati alla costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili. Tali contributi sono destinati ai Comuni con meno di 5.000 abitanti che potranno usufruire dei benefici ambientali e sociali della condivisione.

La dotazione finanziaria per il 2022 è stata di 1 milione di euro e analoga dovrebbe essere nel prossimo biennio.

Nella Legge di Bilancio 2023 (Art. 44), la Regione ha fissato il termine del 31 dicembre 2023 entro il quale effettuare, con il coinvolgimento degli Enti locali,

“una ricognizione dei tetti degli edifici pubblici e delle aree pubbliche nella propria disponibilità da mettere a disposizione, previa apposita procedura a evidenza pubblica, per l’installazione degli impianti a servizio delle Comunità energetiche rinnovabili“.

L’obiettivo della misura è favorire l’autoconsumo, l’indipendenza energetica e ridurre la povertà energetica e sociale.

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Consultazioni Decreto C.E.R. al via: ecco il testo

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha finalmente dato il via alle consultazioni sul Decreto C.E.R.. Ecco cosa prevede il testo

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Finalmente il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è passato all’azione. Da pochi giorni infatti sono state lanciate le consultazioni sul Decreto C.E.R. (di cui avevamo parlato anche qui) che dovrebbe appunto definire le regole che normano le comunità energetiche.

C’è tempo fino al 12 dicembre 2022 per cittadini, imprese, consumatori, e tutti gli attori istituzionali per partecipare a queste consultazioni. Durante questo lasso di tempo, tutti i soggetti interessati potranno inviare osservazioni e proposte all’indirizzo dgaece.div03@pec.mise.gov.it. Per inviare i propri pareri è necessario scaricare il il Modulo di adesione alla consultazione scaricabile a questo link ed inviare un email all’indirizzo che abbiamo indicato poc’anzi avente questo oggetto: “Consultazione DM energia condivisa”.

Ma cosa contiene il documento che apre le consultazioni al Decreto C.E.R. di preciso?

Il documento individua criteri e modalità per la concessione di incentivi volti a promuovere la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili inseriti in comunità energetiche, sistemi di autoconsumo collettivo e individuale a distanza.

Abbiamo pertanto deciso di riassumere questi criteri e modalità qui di seguito per capire meglio l’importanza di queste consultazioni.

Caratteristiche delle configurazioni e degli impianti ammessi all’incentivo

Il documento sottoposto alle consultazioni sul Decreto C.E.R. prevede innanzitutto la definizione delle diverse configurazioni che potranno accedere agli incentivi per le C.E.R. Tali configurazioni entreranno in esercizio successivamente all’entrata in vigore del decreto e prevedono l’utilizzo della rete di distribuzione esistente sottesa alla stessa cabina primaria.

Possiamo in particolare distinguere:

  • Sistemi di autoconsumo individuale di energia rinnovabile a distanza. Si tratta di sistemi che prevedono l’autoconsumo a distanza di energia elettrica rinnovabile da parte di un singolo cliente finale, senza ricorrere a una linea diretta. Questo significa quindi che per collegare i siti di produzione di energia e  quelli di consumo verrà usata la rete di distribuzione esistente;
  • Sistemi di autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili. Tali sistemi realizzati da gruppi di autoconsumatori che agiscono collettivamente i cui membri si trovano all’interno dello stesso edificio. E’ questo il caso dei condomini;
  • Comunità energetiche rinnovabili. Sistemi realizzati da clienti finali che si associano fra loro con il fine di produrre e condividere energia prodotta da fonti rinnovabili.

Consultazioni decreto C.E.R.: tutti i requisiti

Le configurazioni individuate dal Decreto C.E.R. che abbiamo descritto in precedenza sono sottese al rispetto dei seguenti requisiti: 

  • la potenza nominale massima del singolo impianto deve risultare non superiore a 1 MW;
  • i lavori di realizzazione degli impianti devono essere avviati dopo la data di pubblicazione del decreto. Ne consegue che gli impianti che faranno parte delle configurazioni individuate precedentemente dovranno entrare in esercizio successivamente a tale data;
  • le configurazioni sono realizzate nel rispetto delle condizioni previste dagli articoli 30 e 31 del decreto legislativo n. 199 del 2021. Tali configurazioni operano, in interazione con il sistema energetico, secondo le modalità individuate dall’articolo 32 del medesimo decreto legislativo;
  • gli impianti di produzione e i punti di prelievo facenti parte delle configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile sono connessi alla rete di distribuzione tramite punti di connessione facenti parte dell’area sottesa alla medesima cabina primaria;
  • gli impianti posseggono i requisiti prestazionali e di tutela ambientale necessari per rispettare il principio del “Do No Significant Harm” (DNSH);
  • sono inclusi nell’ambito di applicazione del decreto anche i potenziamenti di impianti esistenti. In questo caso gli incentivi si applicano limitatamente alla nuova sezione di impianto ascrivibile al potenziamento.

Modalità di accesso agli incentivi

Il documento che sarà oggetto delle consultazioni sul Decreto C.E.R. prevede che le risorse siano assegnate senza il ricorso a procedure competitive. Prevedono infatti un accesso diretto agli incentivi a valle dell’entrata in esercizio degli impianti nel periodo 2023-2027. Questo perché nell’erogazione di questi incentivi è stata seguita una logica di massima semplificazione; pertanto non si prevedono presentazioni preliminari di progetti per la partecipazione a bandi di selezione o registri.

Al momento le consultazioni sul Decreto C.E.R. hanno un limite: il decreto infatti sarebbe applicabile alla realizzazioni di impianti che complessivamente raggiungono la potenza di 5 GW. Una volta raggiunto questo limite il decreto decade e saranno pertanto necessarie ulteriori disposizioni in merito.

Inoltre, dal momento che il decreto sulle Comunità Energetiche si preannuncia molto innovativo è previsto che il referente della configurazione possa richiedere al GSE – su base volontaria – una verifica preliminare di ammissibilità dei progetti alle disposizioni del decreto. A quel punto, entro 90 giorni dalla richieste, il GSE dovrà rilasciare un parere preliminare per l’ammissibilità del progetto. In sostanza, il GSE dovrà indicare le prescrizioni da seguire per fare in modo che il progetto sia ammissibile ai finanziamenti. Il diritto di accesso agli incentivi sarebbe valutato dal GSE sulla base della documentazione presentata con l’istanza definitiva.

Caratteristiche dell’incentivo previsto nel documento per le consultazioni sul Decreto C.E.R.

A questo punto, il documento per le consultazioni sul Decreto C.E.R. individua gli incentivi per le differenti tipologie di configurazioni realizzabili. 

A tutti gli impianti che fanno parte di queste configurazioni infatti sarà riconosciuta una tariffa premio indipendente dalla tecnologia utilizzata e dalla taglia di potenza. Tale tariffa premio sarà erogata sulla quota di energia condivisa attraverso la porzione di rete di distribuzione sottesa alla medesima cabina primaria.

La tariffa incentivante o tariffa premio viene così definita:

  • Sistemi di autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili: 100 Euro/MWh
  • Sistemi di autoconsumo individuale di energia rinnovabile a distanza senza linea diretta: 100 Euro/MWh
  • Comunità energetiche rinnovabili: 110 Euro/MWh

Per impianti fotovoltaici la tariffa verrebbe corretta per tenere conto dei diversi livelli di insolazione secondo il seguente schema:

  • Regioni del Centro (Lazio, Marche, Toscana, Umbria, Abruzzo) + 4 €/MWh
  • Regioni del Nord (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Veneto) + 10 €/MWh

Il documento sottoposto alle consultazioni sul Decreto C.E.R. prevede che questo incentivo sia corrisposto per un periodo di 20 anni. Tutta via il documento stabilisce anche che:

  • Nel caso in cui la quota di energia condivisa fosse pari o superiore al 70% dell’energia prodotta, la quota residua di energia potrebbe essere liberamente venduta dal produttore.
  • Nel caso, invece, in cui la quota di energia condivisa fosse inferiore al predetto limite del 70%, l’energia prodotta in eccesso dall’impianto sarà venduta sarebbe ad un prezzo pari a 80 €/MWh.

Transizione dal vecchio al nuovo meccanismo

L’effetto incentivante del documento è rafforzato dal fatto che gli i nuovi incentivi non possono essere erogati per impianti che hanno iniziato i lavori di realizzazione prima della data di entrata in vigore del relativo provvedimento di incentivazione. D’altronde anche la DG Competition ha precisato all’Italia che l’emanazione del decreto legislativo, ovvero l’approvazione del PNRR, non costituiscono atti che rispondono ai requisiti di Aiuti di Stato.

L’accesso alle nuove tariffe incentivanti di cui al decreto C.E.R. in consultazione è quindi consentito agli impianti a fonti rinnovabili i cui lavori di installazione ed entrata in funzione siano successivi all’entrata in vigore del decreto.

Ma cosa succede agli impianti che sono entrati in esercizio dopo decreto legislativo n. 199 del 2021 e prima dell’entrata in vigore del nuovo decreto C.E.R. attualmente in consultazione?

Per tali impianti è previsto un regime transitorio che prevede che:

  • gli impianti di potenza fino a 200 kW accedono alle tariffe del DM 16 settembre 2020;
  • tutti i predetti impianti possono entrare a far parte delle comunità che accedono agli incentivi con il nuovo meccanismo senza rientrare nel limite del 30% di potenza. Tali impianti infatti non rientrano nella definizione proposta di impianti esistenti, classificati come “impianti per la produzione di energia rinnovabile entranti in esercizio in data antecedente alla data di entrata in vigore del presente decreto e che sono diversi da quelli facenti parte di comunità energetiche e di sistemi di autoconsumo collettivo che condividono energia ai sensi dell’articolo 42-bis del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8”.

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Conto alla rovescia per il Decreto Comunità Energetica

Il ministro dell’ambiente annuncia: il Decreto Comunità Energetica è pronto. A breve verranno avviate le consultazioni pubbliche

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Il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto ha da poco annunciato come il Decreto Comunità Energetica sia sostanzialmente pronto. Al rientro dalla Cop 27 infatti, secondo le parole dello stesso Ministro, avrà modo di avviare la consultazione pubblica per condividerne i contenuti con tutti gli attori e gli stakeholder di riferimento.

Dichiarazioni quantomeno provvidenziali visto che arrivano subito dopo la manifestazione di Legambiente per spronare il Governo alla rapida emanazione del Decreto comunità energetiche che si è tenuta a Roma qualche giorno fa. Al sit-in hanno preso parte la Rete delle Comunità Energetiche Solidali, Kyoto Club, Free, Next, comuni, associazioni e imprese di tutta italia. L’obiettivo della manifestazione è stato chiaro fin da subito: chiedere il superamento dei ritardi e degli ostacoli che stanno attualmente bloccando una delle forme più interessanti di autoconsumo condiviso (ovvero questa qui).

Per dover di cronaca dobbiamo inoltre riportare che alla manifestazione aveva partecipato anche Vannia Gava, Viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (ex Transizione ecologica). Proprio da lei sono arrivate le prime rassicurazioni sul Decreto Comunità Energetica.

Abbiamo quindi esaminato le dichiarazioni dell’attuale ministro dell’Ambiente e della sua Viceministra cercando di fare chiarezza sull’attuazione delle C.E.R. e sullo stato di avanzamento dei lavori per il Decreto Comunità Energetica.

Decreto Comunità Energetica: le dichiarazioni del viceministro Vannia Gava

Prima di parlare del Decreto Comunità Energetica, il viceministro Vannia Gava, ha definito la questione delle CER come:

“prioritaria per l’azione di governo, in quanto elemento centrale nella diversificazione delle fonti energetiche e nella promozione e diffusione di rinnovabili, per la decarbonizzazione e la neutralità climatica”.

Dopo questa importante rassicurazione sul Decreto C.E.R. ha anche spiegato i motivi del ritardo. Esso infatti era stato previsto dalla legge di recepimento della Direttiva RED II ed era atteso per giugno 2022. In particolare, secondo la viceministra, il processo è rallentato a causa del coinvolgimento, nella stesura del decreto, di tutti gli attori interessati, in particolare con ARERA. Inoltre, la consultazione dell’Authority

“avviata quest’estate, è in conclusione e l’esito è previsto per la fine della settimana. Inoltre, il meccanismo di incentivazione è stato sottoposto al vaglio della Commissione europea nella definizione del quadro degli aiuti di Stato, che dovrà confermare anche la possibilità di assegnare i 2,2 miliardi ai piccoli comuni nella forma di contributo a fondo perduto”.

Decreto CER, a breve la consultazione pubblica

Arrivati a questo punto una domanda è d’obbligo: Cosa conterrà il Decreto Comunità energetica?

Il Decreto dovrebbe contenere alcuni fondamentali elementi regolatori per i prosumer nazionali. In particolare, la normativa dovrebbe ampliare la richiesta degli incentivi per l’autoconsumo anche alle comunità rinnovabili con 1 MW di potenza installata.

Sempre secondo la viceministra:

“la collaborazione e l’attività di consultazione permetteranno di adottare, entro brevissimo, un decreto attuativo che fornirà agli operatori un quadro normativo completo e definitivo, per dare un via libero certo alle comunità energetiche rinnovabili, senza vincoli futuri”.

Le dichiarazioni del ministro Pichetto

Sul tema del Decreto C.E.R. è intervenuto anche il ministro Gilberto Pichetto. Riportiamo le sue parole qui di seguito:

“Il decreto è pronto […] e al mio rientro dalla COP27 di Sharm avrò modo di avviare la consultazione pubblica per condividerne i contenuti con tutti gli attori e gli stakeholder di riferimento e acquisire in modo trasparente le proposte. Avvierò al contempo un dialogo costruttivo con gli altri soggetti istituzionali per assicurare la migliore attuazione delle misure incentivanti anche a valere su Pnrr”.

Le dichiarazioni raccolte alla manifestazione di Legambiente

Nel frattempo, le voci dei partecipanti alla manifestazione di Legambiente di qualche giorno fa si sono unite per chiedere una rapida approvazione del Decreto Comunità Energetica. 

Ad esempio, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha affermato:

“Il nuovo Governo acceleri subito sullo sblocco dei progetti ancora fermi al palo e sulla pubblicazione degli strumenti necessari per dare risposte alle numerose Cer ancora in attesa”.

ed ancora:

“È inaccettabile – ha aggiunto Ciafani – la mancanza dei decreti attuativi, in particolare quello sugli incentivi da parte del Mase, il ritardo di Arera sull’emanazione delle regole attuative di sua competenza”, senza dimenticare “le difficoltà nel ricevere dai distributori locali le informazioni necessarie a identificare l’ambito di sviluppo delle Cer, i ritardi del Gse nell’iter di registrazione presso il proprio portale e nell’elargizione degli incentivi, i preventivi onerosi per gli allacci alla rete”

 

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Sblocco delle comunità energetiche: le associazioni in piazza

Le associazioni in piazza di fronte alla sede del ministero dell’Ambiente per chiedere lo sblocco delle comunità energetiche. Nel frattempo il ministro rassicura tutti: “Il decreto è pronto, a breve la consultazione pubblica sui contenuti”

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Sono giunte forti e chiare, all’orecchio del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) Gilberto Pichetto Fratin le richieste per lo sblocco delle comunità energetiche.

I rappresentanti di Legambiente insieme alla Rete delle Comunità Energetiche Solidali, Kyoto Club, Free, Next, comuni, associazioni, imprese e enti aderenti si sono infatti dati appuntamento proprio davanti alla sede del dicastero. Una volta trovatisi li hanno messo in scena una protesta di comune accordo per ottenere lo sblocco delle Comunità Energetiche (ne parliamo anche qui). A questo proposito un comunicato di Legambiente riporta queste dure parole:

“In Italia le comunità energetiche rinnovabili non trovano terreno fertile, sotto scacco di ritardi burocratici e mancanza delle regole attuative. Nonostante queste siano, a tutti gli effetti, uno strumento efficace e una soluzione utile e concreta per contrastare il caro bollette, l’emergenza climatica e la povertà energetica”.

Il ministro Pichetto non ha quindi potuto fare finta di niente cercando di ignorare quanto stava avvenendo alle porte del suo dicastero. Ha infatti rilasciato delle dichiarazioni cercando di tranquillizzare la folla in cui ha rassicurato sul fatto che il Decreto Comunità Energetica fosse praticamente pronto. Per chi non lo sapesse infatti, al momento, una delle cose a frenare lo sviluppo delle Comunità Energetiche è proprio la mancanza dei decreti attuativi (come questo citato dal ministro di cui parliamo qui).

Lo sblocco delle Comunità energetiche passa attraverso il superamento di difficoltà tecniche e burocratiche

La protesta per lo sblocco delle comunità energetiche è solo uno degli ultimi atti di questa telenovela. Infatti la richiesta di

“accelerare la conclusione dell’iter necessario per permettere in Italia lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili ma anche di adoperarsi per superare tutte le difficoltà tecniche e burocratiche che impediscono lo sviluppo del vero potenziale ambientale, economico e sociale, oltre a quello strutturale per la rete elettrica in termini di alleggerimento”

non è arrivata certo in quest’ultimo periodo sul tavolo del Ministero dell’Ambiente o della Transizione Ecologica.

In particolare, il primo nodo da sciogliere è il recepimento della RED II, la direttiva comunitaria che contiene i principi regolatori delle comunità energetiche a cui devono attenersi gli Stati membri. Tale recepimento, da attuare attraverso un Decreto ad hoc, era atteso a giugno 2022, ma fino ad oggi non si hanno più avuto notizie a riguardo.

Durante la manifestazione per lo sblocco delle comunità energetiche però è intervenuta il viceministro all’ambiente Vannia Gava dichiarando che il decreto “di sblocco” delle CER sarà approvato in tempi brevi. E che questo decreto venga approvato a breve ce lo auguriamo anche noi visto che alla luce dell’attuale crisi energetica, la posta in gioco è sempre più importante.

Talmente necessario che, secondo il presidente di nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, è necessario cambiare rotta al più presto superando gli inaccettabili ritardi e ostacoli che tengono in ostaggio le comunità energetiche rinnovabili. L’Italia non può di certo permettersi di sottovalutare questa importante opportunità volta a contrastare il caro energia ma anche ad abbandonare le fonti fossili con conseguenti vantaggi per il clima. La realizzazione di tanti impianti di produzione dell’energia da fonti rinnovabili e delle comunità energetiche è quindi fondamentale.

Valore sociale ed economico

C’è poi un altro aspetto legato alle CER, ovvero l’importante ruolo che possono giocare in aree con maggiori criticità sociali ed economiche. Grazie allo sblocco delle comunità energetiche infatti le periferie delle grandi città e le aree colpite da terremoti e da eventi estremi potrebbero risollevarsi in tempi più rapidi.

Sempre secondo Legambiente ogni giorno di ritardo è solo uno spreco di tempo e di energia. Pertanto la richiesta al nuovo governo di accelerare subito sullo sblocco delle CER pubblicando gli strumenti necessari è sempre più urgente.

In particolare, per Legambiente e gli altri promotori della protesta sono inaccettabili.

“la mancanza dei Decreti Attuativi, in particolare quello sugli incentivi da parte del MASE, il ritardo di ARERA sull’emanazione delle regole attuative di sua competenza, le difficoltà nel ricevere dai distributori locali le informazioni necessarie a identificare l’ambito di sviluppo delle CER, i ritardi del GSE nell’iter di registrazione presso il proprio portale e nell’elargizione degli incentivi, oltre che i preventivi onerosi per gli allacci alla rete”.

Un quadro drammatico della situazione che è stato ben dipinto dal dossier di Legambiente dal titolo “I blocchi allo sviluppo delle comunità energetiche”. Secondo questo dossier infatti, su 100 comunità energetiche che sono mappate fino a giugno 2022 sul sito comunirinnovabili.it, appena 16 sono riuscite ad arrivare a completare l’iter di attivazione presso il GSE. Di queste 3 soltanto 3 hanno ricevuto i primi incentivi statali.

Le dichiarazioni delle istituzioni sulle sblocco delle C.E.R.

Dopo le prime rassicurazioni del viceministro Gava sullo sblocco delle Comunità Energetiche è arrivata la presa di posizione del titolare del dicastero dell’Ambiente:

“Prendo atto delle sollecitazioni di Legambiente sulla necessità di un rapido avvio del nuovo decreto per incentivare le comunità energetiche rinnovabili. Il decreto è pronto, a valle del coordinamento con ARERA, e al mio rientro dalla COP27 di Sharm El-Sheikh avrò modo di avviare la consultazione pubblica per condividerne i contenuti con tutti gli attori e gli stakeholder di riferimento e acquisire in modo trasparente le proposte”.

Il ministro ha poi comunicato l’intenzione di avviare un dialogo costruttivo con gli altri soggetti istituzionali per assicurare la migliore attuazione delle misure incentivanti anche a valere su PNRR. Questo perché. sempre secondo il ministro le:

“comunità energetiche rinnovabili: sono il segnale di una auto-organizzazione economica ed ecologica sul territorio e costituiscono un forte sviluppo per la diffusione delle energie rinnovabili. È una nostra priorità, lo è sempre stata, soprattutto in questo momento emergenziale in cui stiamo vivendo un problema con il caro energia”.

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Al via le consultazioni per le Comunità Energetiche Rinnovabili di ARERA

Con la pubblicazione del documento “Orientamenti in materia di configurazioni per l’autoconsumo previste da Decreto Legislativo 199/2021 e dal Decreto Legislativo 210/2021” prendono il via le consultazioni per le Comunità Energetiche Rinnovabili di ARERA

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ARERA (Autorità di regolamentazione per energia reti ambiente) ha da poco pubblicato un attesissimo documento che riguarda le C.E.R. Con il documento “Orientamenti in materia di configurazioni per l’autoconsumo previste da Decreto Legislativo 199/2021 e dal Decreto Legislativo 210/2021” possono prendere il via le le consultazioni per le Comunità energetiche rinnovabili (CER).

Il documento, consultabile qui, definisce gli orientamenti dell’autorità in merito ai seguenti punti:

  • L’aggiornamento del Testo Integrato Sistemi Semplici di Produzione e Consumo (TISSPC) per effetto della nuova definizione introdotta per identificare tali sistemi;
  • l’aggiornamento del Testo Integrato Sistemi di Distribuzione Chiusi (TISDC) per tenere conto della possibilità di realizzare nuovi Sistemi di Distribuzione Chiusi (SDC);
  • l’innovazione della regolazione attualmente vigente  in via transitoria, per la valorizzazione dell’autoconsumo realizzato tramite gruppi di utenti in edifici o condomini o nell’ambito delle comunità energetiche. Ciò servirà a tenere conto delle nuove definizioni e dei nuovi perimetri (autoconsumo diffuso).

Sono in molti ad essere concordi che le C.E.R. siano fondamentali per abbattere i costi delle bollette di famiglie, enti pubblici ed imprese. Per questo, abbiamo cercato di fare il punto sulle consultazioni per le Comunità Energetiche Rinnovabili di ARERA qui di seguito.

Consultazioni per le Comunità Energetiche Rinnovabili: i presupposti di ARERA

Prima di analizzare queste consultazioni per le Comunità Energetiche Rinnovabili di ARERA è bene partire dall’inizio, ricordando brevemente quali sono gli obiettivi che l’Agenzia intende raggiungere. Obiettivi che sono completamente rintracciabili nel documento “Obiettivo Strategico OS21” individuato dalla stessa agenzia e che abbiamo riassunto qui di seguito:

  • Adeguare il mercato elettrico alla transizione energetica e all’integrazione dei mercati europei. In questo processo dovranno essere garantiti sufficienti livelli di flessibilità e adeguatezza al sistema parallelamente allo sviluppo degli impianti di generazione rinnovabile a livello decentrato, della capacità di stoccaggio, delle nuove forme di autoconsumo, anche in forma collettiva, e della partecipazione attiva dei consumatori.
  • Implementare la normativa europea in materia di energie rinnovabili e mercato interno dell’energia elettrica con una migliore integrazione tra la disciplina del dispacciamento nazionale e i mercati integrati europei.
  • Favorire nel percorso di transizione energetica lo sviluppo di mercati a termine per garantire i necessari livelli di adeguatezza del sistema.
  • Monitorare attentamente l’evoluzione del mercato per adeguare, ove opportuno, la disciplina del mercato delle capacità dei sistemi di accumulo necessari per garantire la copertura del carico. 
  • Adeguare la regolazione vigente in materia di connessioni alle reti elettriche degli impianti di produzione, dei regimi commerciali speciali per gli impianti di produzione e degli strumenti incentivanti per quanto compete all’Autorità.
  • Modificare il settlement, per accompagnare adeguatamente le modifiche al mercato rafforzando gli strumenti di monitoraggio dei mercati all’ingrosso anche in attuazione di REMIT.

Le linee di intervento di ARERA

Individuati gli obiettivi, ARERA ha potuto dare il via alle consultazioni per le Comunità Energetiche Rinnovabili individuando alcune linee di intervento che riportiamo qui di seguito.

Innovazione regolatoria del servizio di dispacciamento ai fini della transizione energetica

Con il progressivo venir meno delle risorse, che storicamente hanno erogato i servizi ancillari (in particolare gli impianti termoelettrici), occorre fare in modo che tali servizi siano erogati da altre unità (di produzione o di consumo) anche in forma aggregata, tramite i rispettivi BSP11.

Serve inoltre valutare l’opportunità di innovare le modalità di approvvigionamento e di remunerazione dei servizi ancillari già esistenti, affinché siano più efficaci, stante il nuovo contesto.

Serve, infine, introdurre nuovi servizi (e le rispettive modalità di remunerazione), che potrebbero diventare necessari in futuro, a causa del progressivo venir meno degli impianti termoelettrici.

Completamento dell’innovazione regolatoria

L’obiettivo di questa attività è quello di garantire la compatibilità della disciplina del dispacciamento nazionale con i mercati integrati europei.

Occorre completare le modalità di coordinamento tra i mercati dell’energia (in particolare MI) e il MSD, tenendo conto del quadro normativo europeo, con particolare riferimento allo spostamento della gate closure all’ora che precede quella a cui si riferisce l’oggetto della negoziazione. Occorre altresì completare l’armonizzazione e la condivisione dei servizi necessari, a garantire la sicurezza del sistema (servizi ancillari, in particolare il bilanciamento).

Consultazioni Comunità Energetiche Rinnovabili: Evoluzione delle normativa finalizzata a garantire l’adeguatezza del sistema elettrico

L’adeguatezza del sistema elettrico dovrà essere garantita adeguando il capacity market, oltre che facendo gestire a soggetti terzi i sistemi di accumulo necessari per garantire la copertura del carico, in un contesto sempre più caratterizzato da fonti rinnovabili variabili.

In questo modo si andrà anche verso una revisione del ruolo dei distributori di energia elettrica, sia in termini di facilitatori neutrali nell’approvvigionamento di servizi ancillari globali, sia in termini di acquirenti di servizi ancillari locali. L’obiettivo è quello di garantire un miglior esercizio della propria rete, nel nuovo contesto di produzione (crescita della generazione diffusa) e consumo (crescita dei consumi elettrici anche per effetto di soluzioni di efficientamento e diffusione delle auto elettriche).

Per questo, occorre anche revisionare la disciplina di separazione funzionale delle attività (unbundling), per rafforzare l’indipendenza del distributore, dal gruppo verticalmente integrato di appartenenza, anche in vista della rimozione dei servizi di tutela.

Infine si dovrà provvedere anche ad un adeguamento del settlement per tenere conto delle innovazioni e garantire un funzionamento efficiente del mercato e la corretta trasmissione dei segnali di prezzo. In particolare, le innovazioni saranno necessarie sia per tenere conto dalla progressiva disponibilità dei dati di misura trattati su base oraria (anche in relazione all’energia immessa e prodotta), sia per il progressivo venir meno dell’Acquirente Unico, in qualità di utente del dispacciamento per la maggior tutela.

Evoluzione della regolazione relativa alla valorizzazione delle diverse forme di autoconsumo

Per raggiungere questo obiettivo è necessario dare attuazione a quanto previsto dai decreti legislativi 8 novembre 2021, n. 199 e n. 210 in materia di sistemi semplici di produzione e consumo, sistemi di distribuzione chiusi, forme di autoconsumo collettivo e Comunità energetiche.

Inoltre è necessario prevedere ulteriori evoluzioni o aggiornamenti della regolazione ai fini della transizione energetica sulle seguenti tematiche:

  • garanzie d’origine,
  • regimi commerciali speciali per i produttori di energia elettrica,
  • strumenti di incentivazione delle fonti rinnovabili e ai certificati bianchi per quanto di competenza dell’Autorità,
  • regolazione tecnica e procedurale per le connessioni alle reti elettriche
  • innovazione del dispacciamento per le isole non interconnesse.

Vuoi dettagli sulla normativa completa delle CER 2023? Allora clicca qui e leggi la nostra guida!

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Impianto fotovoltaico obbligatorio per edifici residenziali, commerciali e pubblici

Impianto fotovoltaico obbligatorio per edifici residenziali, commerciali e pubblici: da quando e perché?

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Il piano REPower EU (di cui abbiamo parlato qui), annunciato in questi giorni dalla presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, si appresta ad introdurre novità epocali in tema di fotovoltaico.

Il piano prevede infatti l’introduzione di un obbligo impianto fotovoltaico per tutti gli edifici di nuova costruzione. In particolare per quelli pubblici e commerciali, l’obbligo dovrebbe entrare in vigore nel 2025, mentre per quelli residenziali la scadenza è nel 2029. In concomitanza dovrebbe verificarsi arrivare anche la velocizzazione degli iter burocratici che concedono le autorizzazioni per la realizzazione di questo tipo di impianti.

Il piano Repower EU costituisce la risposta della Commissione Europea alla grave crisi energetica determinata dalla guerra tra Russia e Ucraina. Guerra che tutt’oggi, almeno per il momento, non accenna a volgere al termine. Ma il piano Repower EU non è stato approvato solo per questo motivo. Il piano si è reso necessario anche per far fronte alla crisi climatica che ogni anno si sta facendo sempre più drammatica.

Il piano ha quindi tre obiettivi fondamentali:

  • risparmiare energia,
  • diversificare i fornitori di combustibili fossili,
  • accelerare la transizione verso l’energia pulita investendo massicciamente nelle rinnovabili, anche rendendo obbligatori gli impianti fotovoltaici sugli edifici.

Le dichiarazioni di Ursula Von Der Leyen

La presidente della commissione Europea ha rilasciato dichiarazioni sul piano Repower EU, specialmente in merito all’ultimo punto affrontato qui sopra.

Secondo la presidente infatti, l’Unione Europea ha già le basi per affrontare una massiccia transizione ecologica investendo sulle rinnovabili. Esistono infatti piani come il Green Deal Europeo ed il Fit for 55 che devono essere portati ad un livello più alto per far diventare il vecchio continente, il più rapidamente possibile, indipendente dai combustibili fossili.

In particolare, la von der Leyen si è espressa così:

“REPowerEU  ci aiuterà a risparmiare più energia, ad accelerare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e, soprattutto, ad avviare investimenti su una nuova scala”.

Il modo più rapido ed economico per affrontare l’attuale crisi energetica è il risparmio energetico. Per questo si cercherà di portare l’obiettivo di efficienza energetica dell’UE per il 2030 dal 9 al 13%.

In effetti il nuovo piano appena approvato dalla Commissione sembra incentivare il risparmio energetico attraverso diverse misure. Sono infatti previste delle misure fiscali incentivanti per il risparmio energetico, oppure aliquote IVA ridotte per sistemi di riscaldamento, isolamento termico, elettrodomestici e prodotti particolarmente efficienti in termini di consumo.

Investimenti sulle rinnovabili: impianto fotovoltaico obbligatorio

La Presidente della Commissione ha poi precisato alcuni aspetti relativi agli investimenti sulle Rinnovabili dichiarando che l’obiettivo per il 2030 è stato rialzato. Non più il 40% dell’energia totale prodotta da fonti rinnovabili, ma il 45%.

Ma come sarà possibile raggiungere questo obiettivo?

La risposta è semplice: tramite il fotovoltaico. In particolare, sarà adottata una strategia volta a raddoppiare la capacità solare fotovoltaico entro il 2025 e ad installare 600 GW entro il 2030.

Ecco che proprio anche per sostenere questo ambizioso obiettivo, si è scelto di sostenere questa iniziativa con azioni forti e decise. Fra queste, il piano REPower EU propone l’obbligo installazione impianti fotovoltaici su edifici commerciali a partire dal 2025, e residenziali dal 2029. Di pari passo è previsto anche un raddoppio del tasso di diffusione delle pompe di calore e misure per integrare l’energia geotermica e solare termica nei sistemi di teleriscaldamento e comunali.

Infine vengono previste anche delle importanti accelerazioni per quanto riguarda le procedure autorizzativi per le rinnovabili. Oggi queste procedure sono particolarmente lunghe, dai 6 ai 9 anni per un parco eolico. Sarebbe quindi un risultato eccezionale ridurre queste tempistiche da un anno soltanto.

La situazione in Italia

​In Italia, secondo la legislazione vigente, gli edifici che saranno realizzati ex novo o sottoposti a ristrutturazione rilevante sulla base di un titolo abilitativo presentato a partire dal 13 giugno 2022, dovranno essere coperti da fonti rinnovabili per almeno il 60%.

Su questo fronte, il nostro Paese sta legiferando proprio in questi giorni per estendere le aree idonee alla installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e per velocizzare le procedure autorizzative.

Impianto fotovoltaico obbligatorio e comunità energetiche rinnovabili

Le comunità energetiche, o comunità di energia rinnovabile (CER), sono, dal punto di vista legale, dei soggetti autonomi composti da soci e/o utenti. Questi soggetti si trovano in genere in prossimità dell’impianto di produzione di energia rinnovabile. Da questa breve descrizione è quindi già possibile capire come comunità energetiche e fotovoltaico siano due concetti che si legano fra di loro.

I soggetti che ne fanno parte infatti, associandosi fra loro, decidono di mettere a disposizione le proprie risorse, come gli impianti fotovoltaici e le batterie di accumulo, con l’obiettivo di produrre ed auto-consumare l’energia che producono. In questo senso quindi, le comunità energetiche possono garantire un risparmio ancora maggiore a coloro che ne fanno parte.

Quella delle comunità energetiche inoltre, è una possibilità che, inserita nel contesto del fotovoltaico obbligatorio sui tetti delle nuove costruzioni, potrebbe avere un successo clamoroso. Ogni nuovo edificio commerciale ad esempio, potrebbe essere il fulcro per far nascere una nuova comunità energetica grazie all’impianto fotovoltaico sul suo tetto.

Pertanto possiamo affermare che l’obbligo del fotovoltaico sui tetti non può far altro che aprire la strada alla nascita di nuove comunità energetiche rinnovabili come Valore Comunity!

Comunità energetiche e autoconsumo collettivo: le nuove regole del GSE

Comunità energetiche e autoconsumo collettivo: alla scoperta delle nuove regole del GSE per la valorizzazione dell’energia elettrica condivisa

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Nelle pagine del nostro blog abbiamo riportato più volte le evoluzioni della normativa riguardante comunità energetiche ed autoconsumo collettivo. Ed anche in questo approfondimento ci accingiamo a fare lo stesso dal momento che il GSE ha aggiornato di nuovo le regole.

D’altronde, novità in merito erano attese da diverso tempo vista l’approvazione, sul finire dello scorso anno del decreto Red II (di cui avevamo parlato anche qui).

Abbiamo quindi riportato le ultime novità qui di seguito che puntano ad una sempre maggiore valorizzazione ed incentivazione dell’energia elettrica condivisa. Novità che appunto riguardano in particolare le regole tecniche per l’accesso al servizio sia per le comunità energetiche rinnovabili che i gruppi di autoconsumatori.

Clicca qui per farti un’idea sul quadro completo della normativa CER al 2023!

Novità comunità energetiche e autoconsumo collettivo

Il documento che contiene le novità sulle comunità energetiche e autoconsumo collettivo è stato aggiornato dal GSE rispetto alla sua prima versione del 22 dicembre 2020. Questo documento è quindi attualmente in linea con il quadro normativo e regolatorio di riferimento e con gli esiti della consultazione pubblica del Gestore, (4 marzo 2021 – 7 aprile 2021).

Riportiamo qui di seguito tali novità.

Comunità energetiche e autoconsumo collettivo: Estensione del periodo di validità del meccanismo transitorio

La prima novità riguardante le comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo riguarda appunto l’estensione del periodo di applicazione dell’attuale meccanismo “transitorio”. In altri termini si attende ancora la pubblicazione da parte del Mite e Arera dei provvedimenti previsti dal Dlgs 199/2021 (decreto di recepimento della direttiva 2018/2001/Ue — Red II), per l’attivazione dell’autoconsumo collettivo e per la realizzazione di comunità energetiche.

Fino a che ciò non avverrà verrà applicata la disciplina definita dal decreto-legge 162/2019 (anche noto come “Milleproroghe“).

Nuove unità di produzione

La deliberazione Arera 518/2014/R/eel introduce la possibilità di creare nuove unità di produzione nel caso di sezioni di impianto autonome, indipendenti e misurabili.

Recepimento specificazioni del Dlgs 199/2021

La ricezione delle specificazioni riportate nel Dlgs 199/2021 riguardano anche i soggetti che hanno la possibilità di partecipare alle Comunità di energia rinnovabile. In particolare possono prendervi parte tutti i consumatori, gli azionisti o i membri che possono esercitare poteri di controllo e i soggetti inclusi nelle autorità locali.

Ulteriori precisazioni riguardano:

  • la ricomprensione nei condomìni dei cosiddetti “supercondomìni” industriali e commerciali;
  • contenuti minimi dello Statuto/atto costitutivo delle Comunità di energia rinnovabile;
  • i soggetti che, seppur non facenti parte delle configurazioni, assumono rilevanza per le stesse.

Nuove modalità e tempistiche di calcolo dei contributi economici

Le novità su comunità energetiche e autoconsumo collettivo riguardano anche la revisione delle modalità e tempistiche di calcolo dei contributi economici. In particolare, viene presa in considerazione la casistica della mancata trasmissione al Gse di alcune misure, da parte del Gestore di rete.

Ulteriori novità

Il Gse non si è limitato ad introdurre alcune novità su comunità energetiche e autoconsumo collettivo. Il Gestore dei servizi energetici ha anche pubblicato in rete le “Modalità di profilazione dei dati di misura e relative modalità di utilizzo”.

Sono queste modalità a definire più nel dettaglio i profili e le regole con cui il Gestore ricostruisce le curve orarie di misura dell’energia elettrica nei casi in cui non sia tecnicamente in grado di raccogliere i dati orari.

Se vuoi scoprire di più sulle comunità energetiche e risparmiare sulla tua bolletta dell’elettricità non devi fare altro che compilare il modulo che trovi in questa pagina con i tuoi dati. Un nostro operatore ti richiamerà nel più breve tempo possibile con tutte le informazioni che desideri!

Iniziati i lavori per la prima Comunità energetica di Valore Comunity!

In Umbria sono iniziati i lavori per la prima Comunità energetica di Valore Comunity con un fotovoltaico da 37 kW!

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Come annunciato da diversi mesi a questa parte, il nuovo anno apre con il rincaro delle materie prime per la produzione dell’energia e quindi con il rincaro delle bollette. In particolare, per quanto riguarda l’energia elettrica parliamo di rincari fino al 55%.

Si tratta quindi di aumenti che vanno ad impattare pesantemente sui bilanci familiari e, soprattutto in quelli delle aziende o imprese. A causa di questi aumenti molte delle imprese già in crisi oggi, a causa degli effetti della pandemia, potrebbero non sopravvivere. Ma come possono sopravvivere, ma soprattutto emanciparsi sempre di più, imprese e famiglie da questi aumenti dell’energia?

Sicuramente, quella di ricorrere ad impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili è una soluzione. Tuttavia, soprattutto nel caso di imprese particolarmente energivore questa soluzione potrebbe non essere sufficiente. Un impianto fotovoltaico può senza dubbio ridurre le spese per l’approvvigionamento di energia ma, specie se il ciclo produttivo dell’impresa è attivo anche di notte, questa riduzione potrebbe non essere sufficiente.

In questo approfondimento parleremo della nostra prima comunità energetica rinnovabile ovvero la migliore soluzione per abbattere i costi delle bollette. Approfitteremo inoltre del parlare della nostra prima comunità energetica anche per ricapitolare brevemente la situazione relativa alle C.E.R..

Comunità energetiche rinnovabili: da sogno a realtà

Prima di approfondire il lavoro che abbiamo realizzato per dare vita alla nostra prima comunità energetica, forse è necessario ricapitolare brevemente il concetto che c’è alle spalle di questo nuovo soggetto.

La comunità energetica rinnovabile è in effetti un nuovo soggetto giuridico. In particolare, una comunità energetica rinnovabile è un insieme di soggetti, privati, pubblici, imprese, che si associano fra loro. Scopo dell’associazione è la collaborazione per la produzione, per il consumo, e per la gestione dell’energia prodotta da impianti locali. Con impianti locali si intendono gli impianti di produzione di energia da F.E.R. di proprietà di alcuni, non per forza tutti, membri della comunità. Impianti che possono essere anche collegati a batterie di accumulo.

E’ quindi evidente come il concetto di comunità energetica sia legato a quello di autoconsumo collettivo. I soggetti che fanno parte di una comunità energetica infatti hanno l’obiettivo di consumare l’energia che producono i loro impianti soddisfacendo i propri fabbisogni elettrici. Qualora i soggetti riescano a soddisfare completamente il proprio fabbisogno energetico si verificherebbe quello che viene definito propriamente autoconsumo collettivo.

Se oggi è possibile pensare a queste nuove configurazioni della rete elettrica, da “one to many” a “many to many”, è anche grazie al nuovo quadro legislativo. Recentemente infatti è stato approvato il Decreto Red II (d.lgs 8 novembre 2021, 199) tramite cui lo stato italiano recepisce le normative europee Red II.

La nostra prima Comunità energetica rinnovabile

Se abbiamo potuto realizzare la nostra prima comunità energetica rinnovabile è stato grazie alla lungimiranza di un imprenditore umbro. La sua impresa, di medie dimensioni, che si trova nel territorio di comune di Magione, si basa su di un ciclo produttivo particolarmente energivoro. Un ciclo produttivo i cui costi energetici impattano pesantemente sui bilanci aziendali e che un semplice investimento in un impianto fotovoltaico non basterebbe a contenere.

L’impresa ha quindi deciso di rivolgersi a Solar Cash per una consulenza atta ad individuare il modo migliore e più duraturo per abbattere questi costi. Abbiamo quindi prospettato loro, fin dal primo momento, la possibilità di entrare a far parte di una comunità energetica previa realizzazione di un impianto fotovoltaico da 37 kW. Sarà proprio questo impianto infatti ad essere il fulcro produttivo della nostra prima comunità energetica.

Costituendo una comunità energetica ed entrandone a far parte l’impresa può usufruire infatti di un doppio vantaggio. Il primo è senza dubbio quello di beneficiare delle agevolazioni per l’installazione di impianti di produzione dell’energia da fonti rinnovabili in grado di abbattere i costi dell’investimento. Il secondo è quello di beneficiare delle tariffe incentivanti per le C.E.R. previste da ARERA oltre che a quelle per l’immissione di energia elettrica nella rete nazionale.

Ma i vantaggi non saranno esclusivamente dell’impresa. Coloro che, trovandosi nelle vicinanze della stessa, decidessero di entrare a far parte della nostra prima comunità energetica, potrebbero entrarvi con notevoli benefici. Potrebbero infatti beneficiare di tariffe incentivanti sul consumo dell’energia della C.E.R. risparmiando notevolmente sulle proprie bollette dell’elettricità.

Comunità energetica: tutti i vantaggi del farne parte

Ma perché privati ed imprese dovrebbero decidere di entrare a far parte della nostra prima comunità energetica? Perché sostenere un investimento importante come quello per la realizzazione di un impianto fotovoltaico?

Abbiamo cercato di riassumere i principali vantaggi del far parte di una comunità energetica qui di seguito:

  • Accesso alle agevolazioni fiscali per la transizione ecologica. Le imprese possono accedere agli incentivi, sotto forma di credito d’imposta, previsti per gli investimenti in beni strumentali 4.0, agli incentivi previsti dalla Nuova Legge Sabatini ed a quelli previsti dal bonus sud. I privati invece possono accedere a detrazioni come gli ecobonus o come il superbonus;
  • Usufruire degli incentivi per le comunità energetiche. Si tratta di incentivi che  vengono erogati anche sull’energia immessa nella rete nazionale dagli impianti a fonti rinnovabili che fanno parte delle comunità energetiche.
  • Beneficiare delle tariffe incentivanti per i soggetti produttori di energia. I soggetti che possiedono impianti fotovoltaici, potranno usufruire di una tariffa incentivante che può arrivare fino a 110 €/MWh portando quindi un notevole risparmio a bilancio. Ne parliamo meglio qui;
  • Benefici per la comunità. L’energia prodotta in eccesso da questo impianto fotovoltaico aziendale verrà immessa all’interno della comunità, e quindi redistribuita fra i suoi membri, senza passare per la rete energetica nazionale. I soggetti consumatori di energia (quelli senza impianto), potranno usufruire di una tariffa incentivante che ammonta a 9 €/MWh sull’energia che consumano;
  • Vantaggi ambientali. Auto-consumare l’energia che si produce, significa consumarne molta di meno di quella da prelevare dalla rete elettrica nazionale. Pertanto, anche la necessità di produzione di questo tipo energia sarà minore, contribuendo a ridurre le immissioni dei gas serra.

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