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E-distribuzione ha pubblicato la mappa delle cabine primarie

Finalmente disponibili le mappe interattive per l’identificazione delle aree sottese a stesse cabine primarie ai fini di valutazione e costituzione di CER

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Fra queste pagine abbiamo parlato più volte delle comunità energetiche rinnovabili e di come, per costituirle, sia necessario individuare l’area della cosiddetta cabina primaria. Come spieghiamo anche qui, la cabina primaria svolge un ruolo fondamentale per l’integrazione e la gestione dell’energia prodotta dai singoli impianti. Questo perché ha la funzione di collegare la rete di trasmissione dell’energia elettrica con la rete di distribuzione permettendo il trasferimento dell’energia elettrica ad alta tensione (HT) a quella a bassa tensione (BT).

Nel contesto delle comunità energetiche rinnovabili quindi la cabina primaria rappresenta un punto di connessione tra la rete di distribuzione e le comunità energetiche, permettendo l’inserimento di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili come fotovoltaico e mini-eolico.

Per questo motivo la mappa delle cabine primarie che trovi a questo link è di fondamentale importanza per individuare l’area geografica convenzionale di appartenenza delle comunità energetiche. D’altronde è stata la stessa ARERA a sottolinearne l’importanza dalla Delibera 727/2022/R/eel.

Pronto a scoprire di più sulla mappa delle cabine primarie italiane? Allora continua a leggere!

Cosa sono le comunità energetiche rinnovabili

Le CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) sono soggetti giuridici, definiti dal decreto legislativo 199/2. Le comunità energetiche sono regolate dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) con le delibere 318/2020/R/eel e 727/2022/R/eel. Tali delibere prevedono la partecipazione aperta e volontaria di soggetti (chiamati comunemente azionisti o membri) situati nelle vicinanze di impianti di produzione che, ai fini dell’energia condivisa, risultano nella disponibilità e sotto il controllo della comunità energetica.

Tali soggetti possono includere cittadini privati, attività commerciali, enti pubblici locali o piccole e medie imprese che condividono il consumo di energia prodotta da uno o più impianti di energia rinnovabile e che collaborano con l’obiettivo di produrre e consumare l’energia all’interno di un’area geografica di riferimento. La loro partecipazione, aperta e volontaria, ha come obiettivo l’autoconsumo, che non è diretto al profitto, ma al beneficio a livello economico, sociale e soprattutto ambientale della zona in cui operano.

L’area geografica di riferimento è definita proprio dalla cabine primarie di distribuzione dell’energia. Per questo motivo la pubblicazione della mappa delle cabine primarie di E-distribuzione è di fondamentale importanza nell’individuazione dell’area all’interno della quale è possibile creare le C.E.R.

Il TIAD

Con la delibera 727/2022/R/eel del 27 dicembre 2022, ARERA ha approvato il Testo Integrato Autoconsumo Diffuso (TIAD). Tale testo disciplina le modalità per la valorizzazione dell’autoconsumo diffuso per le configurazioni previste dai decreti legislativi 199/21 e 210/21, tra cui le Comunità Energetiche. Per maggiori informazioni leggi l’articolo pubblicato qui.

Quello che ci preme specificare è che è proprio il TIAD a rivestire di importanza le cabine primarie e quindi anche la loro mappa. Secondo le disposizioni regolatorie e legislative richiamate, per accedere al servizio di autoconsumo diffuso è necessario un particolare requisito. I punti di connessione facenti parte della configurazione devono essere ubicati nella porzione della rete di distribuzione sottesa alla stessa cabina primaria individuata. A stabilirlo è proprio l’articolo 10 del TIAD.

Il TIAD è applicato a decorrere dall’ultima data tra il 1° marzo 2023 e la data di entrata in vigore del decreto del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Il decreto in questione è previsto dall’articolo 8 del decreto legislativo 199/21, recante le disposizioni in merito agli incentivi per la condivisione dell’energia elettrica.

Prima di tali tempistiche rimane operativa, secondo regolazione vigente, la disciplina transitoria, ovvero la deliberazione 318/2020/R/eel. La disciplina transitoria stabilisce però che è la cabina secondaria da cui ciascun POD è alimentato (identificata mediante una codifica univoca convenzionale che ne garantisce la riservatezza) a definire i limiti geografici delle C.E.R..

La pubblicazione della mappa della cabina primaria

Dal qualche giorno oramai, seguendo questo link è possibile inserire un indirizzo ed ottenere il codice dell’area e visualizzare i perimetri di afferenza.

La definizione delle aree perimetrali sottese alla stessa cabina primaria è un passo molto importante per lo sviluppo delle CER. Grazie a questa definizione è infatti possibile allargare la compagine dei membri partecipanti alla CER stessa.

Le mappe interattive delle cabine primarie sono a tutti gli effetti uno strumento utile per individuare le aree convenzionali afferenti alle cabine di alta tensione sul territorio nazionale in cui poter creare le CER. In altre parole, grazie alle mappe delle cabine primarie, sarà possibile valorizzare ancora di più l’autoconsumo.

Navigando infatti sulla pagina dedicata è possibile accedere allo strumento con cui, zoomando sulle porzioni interessate o inserendo l’indirizzo di interesse, viene fornito il codice relativo all’area di competenza.

A stabilire la creazione di questo strumento è stata la la delibera ARERA 727/2022/R/eel del 27 dicembre 2022. Al suo interno infatti sono inserite delle norme che prevedevano la semplificazione della modalità con cui verificare l’appartenenza dei diversi punti di connessione all’area convenzionale sottesa alla stessa cabina primaria. E non c’è migliore strumento per farlo che questa mappa interattiva delle cabine primarie.

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Quanto ci costa la direttiva casa Green?

C’è stato il via libera dell’Unione Europea alla direttiva Casa Green. Ma l’obbligo di rendere più efficienti da un punto di vista energetico gli edifici coinvolti ricade interamente sulle spalle dei consumatori.

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In questi ultimi anni, il Parlamento Europeo è stato chiamato sempre più spesso a votare su politiche per l’ambiente dalla forte impronta ecologica. Uno degli ultimi voti espressi riguarda appunto la cosiddetta Direttiva Casa “Green” (la trovi qui). Tale direttiva, se approvata senza modifiche, impone a case ed edifici non residenziali (pubblici e non) di effettuare interventi di efficientamento energetico. L’obiettivo della Direttiva è infatti quello di far salire la classe energetica degli edifici in modo da sostenere sempre di più quel percorso di decarbonizzazione intrapreso oramai da tempo.

Raccontata così, la Direttiva Casa Green, potrebbe sembrare una svolta epocale nella conquista degli obiettivi di abbattimento delle emissioni dei gas inquinanti. Tuttavia non è tutto oro quello che luccica. Questo perché gli interventi di efficientamento energetico su circa 2 milioni di edifici solo in Italia, sono a carico dei proprietari di questi edifici. In sostanza quindi, potresti essere costretto a sostenere interamente le spese per l’efficientamento energetico di casa tua, o della tua azienda. Se non lo farai, il valore del tuo immobile, potrebbe scendere drasticamente.

Come se non bastasse, a complicare le cose, c’è anche il blocco dello sconto in fattura e della cessione del credito che di fatto rende impossibile per molti fruire dei bonus fiscali. Grazie a questo blocco infatti non è più possibile usufruire degli incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici (di cui parliamo qui) o altri se non solamente tramite detrazione in dichiarazione dei redditi in 10 anni.

In questo articolo cerchiamo di fare il punto della situazione spiegando perché, dietro alle buone intenzioni, si nasconde un rischio grandissimo per il nostro paese per le nostre tasche.

Cosa prevede la nuova direttiva “case green”?

Secondo la Direttiva Europea “Case green” il settore dell’edilizia del vecchio continente è chiamato a dare una decisa sterzata verso la sostenibilità nei prossimi anni.

Per capire meglio di cosa si tratta è però necessario partire da più lontano. Come forse saprai infatti,  ogni edificio oggi può essere classificato secondo una classe energetica che misura il suo impatto ambientale. Tale classifica va da A, meno impattante, a G, più impattante. La direttiva in questione quindi prevede che gli edifici ottengano un netto miglioramento della loro classe energetica Visto che dovrebbero raggiungere la classe E entro il 2030 e D entro il 2033.

Uno dei problemi però è che fra i vari paesi membri dell’Europa, non c’è una uniformità di criteri per individuare la classe energetica degli edifici tra i vari paesi europei. Questo significa che la classe G Italiana, ad esempio, non corrisponde a quella Polacca. A sua volta quella polacca non corrisponde a quella rumena e così via.

Ma non solo. La direttiva infatti stabilisce che, ogni nuovo edificio, anche quelli industriali, dovrà essere realizzato a emissioni zero a partire dal 2028 se costruito da privati. La scadenza di questa norma è invece fissata al 2026 se costruito per fini pubblici. 

Non possiamo quindi far altro che evidenziare due aspetti critici che riguardano la direttiva:

  • la strettezza dei tempi previsti per l’adeguamento, soprattutto per i nuovi edifici pubblici e privati o imprenditoriali,
  • i costi che questo potrebbe riservare agli italiani ed ai residenti dei paesi europei.

Quanto ci costa?

A realizzare una stima dei costi che l’Italia dovrebbe sostenere per la “Direttiva casa green” ci ha pensato Ance (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili). La spesa per le ristrutturazioni “green” della casa ammonta ad una cifra compresa tra 40-60 miliardi di euro. E questa effettuata da Ance è una stima prudenziale che non tiene conto dei probabili rialzi dei prezzi del settore edilizio.

Il numero di immobili che servirà ristrutturare è di circa 230.000, tra edifici pubblici e non residenziali. A questi però vanno sommati gli oltre 1,8 milioni di edifici residenziali privati.

In altre parole è come dire che fino al 2033, dovranno essere ultimati oltre 200.000 interventi di efficientamento energetico ogni anno. Tutto questo per portare a una classe energetica di E entro il 2030 e D entro il 2033 gli oltre 2 milioni di immobili interessati.

Qual’ è il rischio più grande della Direttiva Casa Green?

La vera minaccia portata dalla Direttiva Casa Green non sta nell’enorme quantità di interventi da effettuare o nei costi da sostenere per effettuarli. Sta nell’inevitabile svalutazione degli immobili cui si andrà incontro qualora questi immobili non vengano riqualificati energeticamente. 

La svalutazione di questi edifici di fatto colpirebbe duramente il portafoglio degli italiani visto che la maggior parte di loro ha utilizzato i propri risparmi per investire nel “mattone”. Mattone che adesso rischierebbe un forte deprezzamento e quindi di far volatilizzare questi risparmi.

In altre parole, o si sostengono le spese necessarie per far salire di classe energetica casa propria con i nostri soldi, o la casa in cui viviamo subirà un crollo del proprio valore.

conclusioni

L’attuazione un simile disegno presuppone un enorme piano strategico che interessa non solo il settore dell’edilizia, ma anche tutto quello che gira intorno ad esso. Il piano strategico dovrebbe anche integrare quelle che sono le possibilità offerte dalle C.E.R. in modo da rendere più armonioso possibile il salto delle classi energetiche. Il problema è che ad oggi, questo “piano strategico” non c’è!

Ma non solo. Serve anche un sistema efficiente di cessione dei crediti fiscali (anche per percentuali inferiori al 110%). Tale meccanismo infatti non può mettere in discussione, la monetizzazione dei lavori eseguiti, con il risultato di bloccare qualsiasi ulteriore decisione di investimento. Tanto più che Eurostat ha affermato che i crediti fiscali devono essere considerati come debito pubblico e quindi possono essere spalmati su più anni.

L’efficientamento energetico degli edifici è un obiettivo condivisibile e di fondamentale importanza. Tuttavia tale obiettivo non può essere perseguito sulla pelle dei cittadini.

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Tutte le ultime novità sulle comunità energetiche compresa la delibera 727 di Arera

Tutte le ultime novità sulle comunità energetiche: la delibera ARERA 727/2022/R/EEL, i tipi di C.E.R., i nuovi prosumer individuali, e la valorizzazione dell’autoconsumo.

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Fra le ultime novità sulle comunità energetiche non può non figurare la nuova delibera di ARERA 727/2022/R/EEL sull’autoconsumo. Tale norma infatti contiene:

  • le norme per la produzione “in condivisione” dell’energia elettrica pulita,
  • le indicazioni degli incentivi a essa associati
  • gli adempimenti del GSE.

ARERA è stata ultimamente molto attiva. Tanto che, con un’altra delibera, ha previsto anche l’entrata in vigore del nuovo TIAD (di cui parliamo qui). Anche questa è senza dubbio una grossa novità per il mondo delle comunità energetiche.

Nessuna novità invece per quanto riguarda l’approvazione del Decreto C.E.R. da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Le uniche indiscrezioni che filtrano è che tale decreto dovrebbe essere discusso dal parlamento nel corso di questi primi mesi del 2023.

In ogni caso, l’argomento delle comunità energetiche è molto scottante. Per questo, anche se ancora il quadro normativo che le regola non è completo, abbiamo cercato di fare il punto sulle ultime novità sulle comunità energetiche dopo l’approvazione della 727 qui di seguito.

Pronto a scoprirle? Allora continua a leggere questo articolo!

Novità sulle comunità energetiche: la delibera di Arera

La più grande novità sulle comunità energetiche di questo inizio anno è di fatto l’entrata in vigore della delibera ARERA 727. Precisiamo subito che tale delibera di fatto recepisce e rilancia i precedenti decreti legislativi 199/21 e 210/21. Il testo di questa delibera sostanzialmente conferma gli incentivi posti in essere nei documenti precedenti, soprattutto per le strutture che vogliono raggiungere i 5GW di potenza generativa.

Uno dei pregi di tale manovra è il fatto che essa non grava in alcun modo sui bilanci dello stato italiano. Gli incentivi individuati dalla delibera, adesso estesi anche ai gruppi di autoconsumatori collettivi.

Un altro pregio della delibera è che la sua entrata in vigore prolunga i tempi di realizzazione delle opere necessarie. In questo modo il numero di attori che possono avviare le pratiche per richiedere di costituire una comunità energetica può essere ampliato ancora di più. Questa è sicuramente una delle ultime novità sulle comunità energetiche che avrà degli effetti positivi nella loro maggiore diffusione.

Le CER ovvero un nuovo attore economico ed energetico

Le comunità energetiche rinnovabili (C.E.R.), sono in sostanza libere associazioni di cittadini, società o imprese. I membri di una CER si associano con l’obiettivo di condividere le strutture necessarie per produrre energia pulita (impianti fotovoltaici) destinata all’autoconsumo locale e alla cessione dell’eccedenza al GSE.

Alla base c’è un’idea di prossimità della produzione di energia e della condivisione di questa energia con gli altri membri della C.E.R. che si trovano fisicamente vicino agli impianti di produzione. Quest’idea in realtà non è tanto una novità per le comunità energetiche, ma contribuisce ad agevolare economicamente i membri della C.E.R. (famiglie, imprese ecc.). La vicinanza fisica infatti permette di abbattere notevolmente i costi di approvvigionamento di ogni membro della comunità, oltre che quelli del trasporto dell’elettricità e di importazione.

In base alla prossimità dei loro membri si possono distinguere:

  • comunità energetiche rinnovabili in senso stretto. Si tratta di quelle C.E.R. aperte a tutti i consumatori di un determinato territorio. Tali comunità hanno il vincolo di non poter produrre, e quindi cedere al GSE, più del 30% della potenza totale degli aderenti. Ergo almeno il 70% dell’energia che producono deve essere autoconsumata in loco;
  • comunità energetiche dei cittadini. Queste ultime sono del tutto simili alle prime, non hanno scopi però finanziari di rivendita dell’energia.

Novità sulle comunità energetiche: prosumer individuali e autoconsumatori

Un’ altra delle novità sulle comunità energetiche è la sempre maggior delineazione delle nuove figure “individuali” del mercato energetico. Questo perché i possessori di un impianto di produzione dell’energia da fonti rinnovabili possono, ognuno, contribuire singolarmente al beneficio della comunità. Tali figure sono le seguenti:

  • utenti a distanza con utilizzo della rete di distribuzione. Questa figura indica un produttore individuale di energia elettrica che utilizza la rete di distribuzione per poter distribuire l’energia che produce in luoghi distanti dal punto di produzione.
  • autoconsumatori di energia rinnovabile a distanza con utilizzo della rete di distribuzione: quando impianti e unità di consumo sono plurimi, ma all’interno della stessa zona di mercato.
  • autoconsumatori di energia rinnovabile a distanza con linea diretta. Questo caso si verifica quando in un’area specifica esista un’unica struttura produttrice di energia da fonti rinnovabili che è collegata ad un’unità di consumo in modo diretto. La linea elettrica di collegamento da unità produttrice e di consumo però non può essere più lunga di 10 km.

La valorizzazione dell’autoconsumo

Un’altra novità sulle comunità energetiche introdotte dalla delibera 727 di Arera riguarda l’autoconsumo. La delibera di Arera infatti completa e semplifica il quadro normativo inerente la valorizzazione dell’autoconsumo (ne parliamo meglio qui). In questo modo prova a rispondere in modo decisivo e quanto mai tempestivo alle sfide della transizione energetica.

Conclusioni

Nonostante lo scetticismo di molti pubbliche amministrazioni, imprese e cittadini, concordano nel fatto che le comunità energetiche rinnovabili rappresentano un tassello fondamentale per un cambiamento radicale che aiuti le famiglie e le comunità stesse.

Anche da un punto vista economico, le novità apportate dalle comunità energetiche, potrebbero avere un risvolto positivo. Questo settore infatti necessiterà anche di nuovi servizi e quindi nuovi impieghi e lavori. Servizi e lavori che oltre a fornire nuove opportunità di business hanno anche il nobile obiettivo di donare un benessere più stabile e duraturo a tutta la collettività.

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Dal 1 marzo entrerà in vigore il nuovo TIAD di Arera

Dal 1 marzo entrerà in vigore il nuovo TIAD di Arera con il superamento dei precedenti limiti che caratterizzavano la regolazione transitoria. Affrontiamo l’argomento in questo approfondimento

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ARERA ha da poco diffuso, dopo averlo approvato, il nuovo TIAD – ‘Testo integrato autoconsumo diffuso’ (è disponibile qui). L’applicazione di questo testo sarà prevista a partire dal 1° marzo 2023 o comunque in concomitanza con l’entrata in vigore del decreto MASE sulle comunità energetiche, nel caso in cui il decreto fosse approvato con data successiva a questa data.

Ricordiamo come il decreto sulle comunità energetiche del Minisitero dell’ambiente e della sicurezza energetica sia fondamentale per individuare gli strumenti di incentivazione economica relativi alle comunità energetiche e all’autoconsumo.

In particolare, il nuovo TIAD, definisce tutti le varie configurazioni possibili per l’autoconsumo diffuso. Le configurazioni individuate nel testo sono tre:

  • gruppi di autoconsumatori che agiscono collettivamente in edifici e condomini,
  • comunità energetiche,
  • autoconsumatori individuali su rete pubblica.

E’ quindi subito evidente come il testo del nuovo TIAD superi la prima regolazione transitoria (deliberazione 318/2020/R/eel) che a sua volta era basata su un modello regolatorio virtuale.

Ma cosa prevede di preciso il nuovo TIAD?

Abbiamo cercato di approfondire l’argomento insieme ai nostri esperti qui di seguito.

I provvedimenti più importanti

Dal primo marzo di questo anno tutte le configurazioni per l’autoconsumo collettivo e le comunità energetiche già esistenti confluiranno nel TIAD. Questo però non cambierà di fatto lo stato in essere delle due realtà, quanto piuttosto consentirà alle comunità energetiche di estendersi all’interno di un’area più vasta e di includere anche impianti di potenza superiore a 200 kW.

Tali modifiche prevedono, tra le altre cose, una lieve riduzione del contributo di valorizzazione dell’autoconsumo. In particolare, tale contributo perderà la restituzione della parte variabile della tariffa di distribuzione, pari a 0,59 €/MWh su un totale di 8,37 €/MWh a valori dell’anno 2022.

Cosa prevede il nuovo TIAD

Le modifiche del nuovo TIAD non si limitano certo a quanto abbiamo riassunto poco fa. E’ arrivato il momento di analizzare nel dettaglio le nuove disposizioni ricavate dal provvedimento di Arera punto per punto.

Il nuovo testo del TIAD prevede che l’autoconsumo diffuso sarà riferito, dopo il primo marzo, all’area sottesa alla cabina primaria e non più alla cabina secondaria. Conseguentemente, il testo individua anche i criteri per i gestori di rete per individuare in modo convenzionale le aree sottese a ciascuna cabina primaria. Questo significa che Arera ha di fatto introdotto dei correttivi di carattere geografico che si basano sulla reale configurazione delle reti elettriche.

Accanto all’allargamento dell’area sottesa all’autoconsumo diffuso, il TIAD stabilisce definizioni univoche per tutte le varie configurazioni di autoconsumo e la distinzione di due perimetri geografici. Tali perimetri sono i seguenti:

  • la zona di mercato che rileva per individuare l’energia elettrica condivisa;
  • l’area sottesa alla medesima cabina primaria che rileva per individuare la vera e propria energia elettrica autoconsumata.

Grazie a questo testo inoltre Arera semplifica notevolmente le procedure operative per la costituzione e la gestione delle configurazioni di autoconsumo. In questo modo si spera che la loro diffusione possa essere ancora più rapida e capillare.

Infine, tutti i clienti finali ed i produttori di energia, potranno continuare a godere degli attuali diritti. Fra questi diritti rimane di particolare importanza quello di poter scegliere liberamente il proprio fornitore indipendentemente dai rapporti legati all’autoconsumo.

Cosa manca ancora per le comuinità energetiche?

Con l’approvazione del nuovo TIAD e delle misure e definizione in esso contenute abbiamo fatto un grosso passo in avanti verso il completamento della normativa riguardante le comunità energetiche e l’autconsumo. Tuttavia ancora il quadro normativo che dovrebbe regolare queste configurazioni di autoconsumo non è ancora completo.

Manca ancora il decreto MASE che dovrebbe individuare una volta per tutte la definizione degli incentivi riconosciuti ai membri di tali configurazioni (ne parliamo anche qui). Tuttavia tale Decreto, come più volte annunciato dagli esponenti di tale ministero, dovrebbe arrivare entro la prima parte di questo anno, pertanto non ci resta che aspettare.

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Tutti i contributi regionali per le comunità energetiche e le rinnovabili che puoi richiedere

Una panoramica completa su tutti i contributi regionali e le agevolazioni per le comunità energetiche e gli impianti rinnovabili

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Le comunità energetiche rinnovabili sono gruppi di persone che lavorano insieme per produrre e utilizzare energia pulita e rinnovabile, come solare, eolica e idroelettrica. Possono includere abitanti di un quartiere, di una città o di una regione. Sostanzialmente questi soggetti si associano fra loro  per installare impianti di produzione di energia rinnovabile, come pannelli solari o turbine eoliche, e condividere i benefici economici e ambientali. Possono anche includere progetti di efficienza energetica e di gestione dell’energia per ridurre i consumi e migliorare l’autosufficienza energetica.

Far parte di una comunità energetica quindi è particolarmente vantaggioso. In particolare l’ultimo studio Elemens-Legambiente dimostra come le CER possono portare riduzioni dei costi in bolletta fino al 25% per le utenze domestiche e condominiali e fino al 20% della spesa energetica di piccole e medie imprese, scuole, distretti artigiani e altri settori ancora.

Per questo motivo, ma anche per rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 di Agenda 2030, lo stato Italiano sta cercando di agevolarne la diffusione il più possibile. Non solo da un punto di vista legislativo e normativo ma anche da un punto di vista di reperimento dei fondi (tra cui il PNRR).

Ma non solo lo stato cerca di incentivare le C.E.R., anche le Regioni. In particolare, in tutto il nostro territorio, sono stati approvati diversi contributi regionali per incentivare le comunità energetiche rinnovabili e l’installazione di impianti F.E.R.. Solitamente per informarti sui contributi regionali dovresti leggere attentamente i bandi presenti nei siti delle amministrazioni regionali. Ma spesso farlo non è così semplice come si possa pensare con il risultato che potresti perderti informazioni importanti su queste opportunità.

Per questo abbiamo creato questo approfondimento che riepiloga in un luogo solo tutti i contributi regionali per le comunità energetiche o per gli impianti a fonti rinnovabili in vigore in questo momento.

Tutti i contributi regionali per le comunità energetiche e le rinnovabili che puoi richiedere

Umbria, 3,2 milioni di euro di contributi regionali per il fotovoltaico nelle imprese

Iniziamo la nostra analisi dei contributi regionali per le comunità energetiche e per gli impianti fotovoltaici o F.E.R. dall’Umbria.

Potrai partecipare al bando per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e richiedere i fondi stanziati dal 30 gennaio 2023 al 28 febbraio 2023. I contributi regionali ammontano a 3,2 milioni di euro così suddivisi:

  • 650 mila euro per le grandi imprese;
  • 2,5 milioni per le PMI.

I beneficiari possono richiedere l’agevolazione per acquistare e installare pannelli fotovoltaici, con o senza collegamento ai sistemi di accumulo fino a 100 kw. Possiamo quindi concludere che questi fondi regionali individuati nel bando servono ad agevolare i consumi energetici delle PMI e grandi imprese extra agricole operanti sul territorio regionale.

Precisiamo inoltre che gli impianti fotovoltaici potranno essere installati su edifici, pensiline o a terra e potranno essere realizzati presso più sedi dell’impresa fino ad un massimo di 3. Infine, le domande dovranno essere inviate entro i termini stabiliti esclusivamente online.

Contributi regionali per le Comunità energetiche in Toscana

La Regione Toscana ha pubblicato la Legge regionale 28 novembre 2022, n. 42, che ha l’obiettivo di agevolare la realizzazione delle Comunità energetiche rinnovabili. E’ infatti la stessa regione a definire le C.E.R. come

“punti focali della transizione energetica e strumenti fondamentali per la creazione di nuovi modelli di economia ecologica, basati sul localismo energetico ed il contrasto alla povertà energetica, nonché come efficace contributo al conseguimento degli obiettivi del Green New Deal Europeo”.

Tra le altre cose, la regione Toscana si impegna da individuare, all’interno della programmazione regionale in materia di transizione ecologica ed energetica, contributi e strumenti finanziari, promuovere iniziative di formazione e accordi con i Comuni, GSE, Terna ed altri soggetti interessati alle comunità energetiche.

I contributi regionali sono quindi erogati nelle modalità che descriveremo qui di seguito. Per il 2023 e il 2024 la Giunta autorizza la spesa massima di euro 100.000,00 per ciascuna annualità. Per l’allocazione delle risorse saranno seguiti alcuni criteri tra cui la presenza nella CER di soggetti economicamente svantaggiati e di enti proprietari di alloggi di edilizia residenziale pubblica o sociale. Sarà inoltre istituita una piattaforma delle comunità energetiche rinnovabili della Regione Toscana in cui saranno raccolte tutte le informazioni e i dati.

Il bando per le comunità energetiche della Regione Lazio

I fondi regionali per le comunità energetiche stabiliti dalla Regione Lazio saranno erogati tramite il bando aperto fino al 21/02/2023 sulla piattaforma GecoWebPlus. In questo modo la regione ha messo adisposizione un totale di un milione di euro per finanziare studi di fattibilità tecnico-economica volti alla realizzazione di Comunità Energetiche Rinnovabili. E’ previsto un sostegno per ogni domanda da un minimo di 6000 euro fino a un massimo di 13.000 euro.

Contributi Regionali in Sardegna: come funziona il bonus fotovoltaico

Gli incentivi regionali della Sardegna prevedono una creazione di una sorta di reddito energetico regionale con i contributi per la cessione al GSE. I beneficiari hanno diritto all’autoconsumo gratuito dell’energia senza possibilità di cumulare l’agevolazione con altre misure analoghe statali o regionali.

Oltre a ciò, l’amministrazione regionale vuole agevolare il passaggio alle fonti di energia rinnovabili stanziando 14 milioni di euro suddivisi equamente in due anni. Di queste 7 milioni annuali:

  • 2 milioni sono i contributi regionali per le comunità energetiche;
  • 5 milioni vanno al reddito energetico. 

Potranno beneficiare del reddito energetico le famiglie a basso reddito, privati cittadini e condomini. In quest’ultimo caso, la regione ha anche dato il via libera all’installazione dei pannelli solari anche sul lastrico e sulle altre superfici comuni.

I fondi destinati alle comunità energetiche dalla Regione Sardegna invece serviranno a permettere alle amministrazioni comunali di dar luogo all’avviamento delle comunità senza sottrarre risorse dal proprio bilancio.

Gli incentivi in Friuli Venezia Giulia

Il Friuli Venezia Giulia mette in campo molte più risorse dato che sono 100 i milioni di euro di contributi regionali per a finanziare l’efficientamento energetico dei cittadini residenti.

La cifra è così alta perché più di incentivi della Regione per le comunità energetiche, Il FVG ha ideato una una sorta di Ecobonus a livello regionale. Tale misura è destinata ad abitazioni prima casa, alle seconde case ed ai complessi condominiali. In questo modo i richiedenti vedranno diminuire sensibilmente il costo delle bollette sfruttando l’autoapprovvigionamento energetico dei pannelli solari.

Tali contributi regionali dovranno poi sommarsi alle detrazioni già previste a livello nazionale o europeo. L’obiettivo è quello di abbattere drasticamente, se non addirittura annullare il costo per l’installazione di impianti come i pannelli fotovoltaici.

Il bando per accedere a queste agevolazioni regionali sarà pubblicato ad inizio 2023, con possibilità di richiedere il bonus retroattivamente, per i lavori eseguiti negli ultimi mesi del 2022.

Comunità energetiche e Regioni: la Lombardia stanzia 30 milioni di contributi regionali  per l’efficienza energetica per le micro e piccole imprese

Non poteva mancare la Lombardia nella nostra disamina tra le agevolazioni e contributi regionali per le comunità energetiche e le rinnovabili. In particolare, i contributi stanziati dalla regione Lombardia sono contenuti nel Decreto 15049 dello scorso ottobre. Tramite questa iniziativa la regione ha ampliato la platea dei beneficiari del bando “Investimenti per la ripresa 2022: linea efficienza energetica del processo produttivo delle micro e piccole imprese artigiane“.

I fondi stanziati per tale bando ammontano a 30 milioni di euro e potranno adesso richiederli tutte le PMI del settore manifatturiero, artigiane e non artigiane. In questo modo la Lombardia intende aiutare le piccole e micro imprese colpite dall’aumento del costo dell’energia e che vogliono rendere la propria attività sostenibile ed efficiente dal punto di vista energetico.

Per partecipare al bando le imprese devono:

  • avere sede operativa entro i confini regionali,
  • essere regolarmente iscritte e attive nel Registro delle imprese,
  • essere in regola con gli obblighi contributivi.

Tali contributi regionali potranno essere utilizzati per acquistare e installare sistemi di autoproduzione di energia, ovvero:

  • collettori solari termici
  • impianti di microcogenerazione
  • impianti fotovoltaici
  • acquisto e installazione di macchinari e attrezzature in sostituzione dei macchinari e delle attrezzature in uso nel sito produttivo
  • acquisto e installazione di caldaie ad alta efficienza a condensazione, a biomassa, pompe di calore in sostituzione delle caldaie in uso
  • acquisto di sistemi di domotica
  • acquisto di apparecchi LED
  • spese tecniche di consulenza correlate alla realizzazione dell’intervento

Il contributo regionale concesso dalla Lombardia è a fondo perduto ed è pari al 50% delle spese complessive ammissibili nel limite massimo di euro 50.000 per soggetto beneficiario. Le spese ammissibili devono essere di almeno 15.000 euro per interventi da realizzare presso la propria sede e e da rendicontare entro il termine massimo del 30/06/2023. Infine precisiamo che la domanda di contributo può essere inviata fino al 31 gennaio 2023.

Piemonte: bando da 92 milioni per le PMI

Comunità energetiche e impianti F.E.R. agevolati dalla regione anche in Piemonte dove, lo scorso 6 dicembre 2022, si sono chiuse le domande per ottenere i relativi contributi regionali. I richiedenti potranno ottenere una cifra compresa tra i 5 e i 10 mila euro, fino ad esaurimento della dotazione finanziaria. Tuttavia, visto il rapido esaurirsi delle risorse stanziate, l’amministrazione ha fatto sapere che la misura sarà riproposta anche nel prossimo anno.

Ma i fondi regionali stanziati per le rinnovabili del Piemonte non finiscono qui. La Giunta Regionale infatti ha già anticipato la pubblicazione di un Bando, sostenuto dal Fondo europeo di sviluppo regionale 2021-27 dedicato all’efficientamento energetico e all’uso delle energie rinnovabili per le PMI. Il bando avrebbe una dotazione importante visto che ammonta a quasi 92 milioni di euro.

Tali contributi regionali saranno erogati in base a due azioni che la Regione vuole che siano portate a termine. In particolare:

  • 68 milioni di euro saranno destinati a impianti di cogenerazione ad alto rendimento, razionalizzazione dei cicli produttivi, utilizzo efficiente dell’energia, efficientamento energetico e installazione di sistemi per l’automazione degli edifici, sviluppo di processi innovativi volti al risparmio energetico;
  • 23,8 milioni andranno a sostegno della promozione delle energie rinnovabili insieme agli interventi di efficientamento energetico.

In Campania sono previsti contributi regionali per la ricognizione dei tetti degli edifici pubblici

Lo scorso novembre sono scadute le domande per accedere ai contributi regionali della Campania destinati alla costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili. Tali contributi sono destinati ai Comuni con meno di 5.000 abitanti che potranno usufruire dei benefici ambientali e sociali della condivisione.

La dotazione finanziaria per il 2022 è stata di 1 milione di euro e analoga dovrebbe essere nel prossimo biennio.

Nella Legge di Bilancio 2023 (Art. 44), la Regione ha fissato il termine del 31 dicembre 2023 entro il quale effettuare, con il coinvolgimento degli Enti locali,

“una ricognizione dei tetti degli edifici pubblici e delle aree pubbliche nella propria disponibilità da mettere a disposizione, previa apposita procedura a evidenza pubblica, per l’installazione degli impianti a servizio delle Comunità energetiche rinnovabili“.

L’obiettivo della misura è favorire l’autoconsumo, l’indipendenza energetica e ridurre la povertà energetica e sociale.

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