Le criticità delle comunità energetiche

Le criticità delle comunità energetiche

Le criticità delle comunità energetiche: un approfondimento sui nodi da sciogliere

Home » Le criticità delle comunità energetiche

 

Le Comunità energetiche rinnovabili rappresentano un sistema efficace per la produzione di energia, che garantisce sicurezza, indipendenza e servizi dedicati all’efficienza energetica. Questi sono solo alcuni dei vantaggi offerti agli utenti che decidono di far parte di una Comunità energetica. Almeno secondo quanto previsto dal Dlgs 8 novembre 2021, n. 199.

Tuttavia, nonostante l’Italia sia pronta ad entrare nel mondo degli auto-consumatori o prosumer di energia elettrica rinnovabile, sono molte le criticità sulle comunità energetiche individuate dagli operatori del settore. In particolare, queste criticità comunità energetiche riguardano la cabina primaria ed i soggetti che possono farne parte.

La Federazione Nazionale delle ESCo ha portato all’attenzione del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica queste criticità, per cercare di risolverle il prima possibile. Solo così infatti è possibile e scongiurare il rischio che il sistema delle Cer si blocchi ancor prima di nascere.

Abbiamo deciso quindi di ripercorrere queste criticità sulle comunità energetiche rinnovabili in questo approfondimento.

Cosa sono le cabine primarie e secondarie?

Per capire meglio questa criticità comunità energetiche è necessario innanzitutto spiegare cosa sono le cabine primarie e quelle secondarie.

Una volta prodotta dagli impianti F.E.R. come quelli fotovoltaici, l’energia elettrica (in HV) deve essere trasferita (in Media Tensione – Bassa Tensione) nella rete di distribuzione per consentirne il consumo finale agli utenti. Una Cabina Primaria è, dunque, un nodo fondamentale in un sistema elettrico. Tale cabina infatti riceve elettricità dalle linee in Alta Tensione della Rete di Trasmissione Nazionale per trasformarla in Media Tensione e distribuirla capillarmente a cittadini e imprese.

Le Cabine Secondarie, invece, sono l’interconnessione tra la media e la bassa tensione (tensione nominale fino a 1 KW). E’ grazie quindi alle cabine secondarie che tutti quanti noi possiamo avere l’elettricità in casa nostra.

Come vengono individuate le cabine primarie?

Secondo la normativa vigente e le istruzioni del Gestore dei Servizi Energetici, le imprese distributrici che dispongono di cabine primarie individuano soluzioni atte a identificare l’area «convenzionale» sottesa a ogni cabina. Tali soluzioni devono tenere conto:

  • della struttura delle reti elettriche;
  • degli assetti di funzionamento delle reti elettriche;
  • dello sviluppo prospettico delle reti elettriche, per quanto noto al momento dell’identificazione;
  • fermo restando il vincolo connesso all’ambito territoriale della concessione di distribuzione di energia elettrica, di ulteriori aspetti di tipo geografico funzionali a rendere fruibile l’area convenzionale individuata.

Per fortuna ad oggi esiste già una mappa delle cabine primarie presenti in Italia (ne parliamo qui). Segno evidente che le criticità sulle comunità energetiche sono già sotto gli occhi di molti e che si sta già iniziando a pensare come risolverle.

Criticità comunità energetiche: la questione delle cabine primarie

Come abbiamo avuto modo di anticipare, l’avvio delle Comunità Energetiche rischia di essere compromesso dall’annosa questione delle cabine primarie. Questo argomento è stato il principale tema di discussione tra Federesco, Federazione Nazionale delle ESCo (Energy Service Company), e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Entrambi i soggetti hanno, per fortuna, già iniziato a discutere delle criticità comunità energetiche che potrebbero ostacolare il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Per fortuna perché entrambi sono ancora in attesa che l’Europa dia il proprio parere sul Decreto che consentirà la realizzazione di nuove Comunità Energetiche Rinnovabili in Italia.

Ma perché è così importante risolvere questa criticità delle comunità energetiche?

Per almeno due motivi:

  1. La questione dell’allaccio alle cabine primarie. Questo problema riguarda soprattutto le Regioni del meridione, in cui parte della struttura è già satura e non può ospitare nuovi impianti. Come se non bastasse, per richiedere l’allaccio alle cabine primarie è necessario seguire dei lunghi iter autorizzativi che potrebbero essere bloccati a causa di tale sovraccarico.
  2. Il problema dei “confini” tra le cabine primarie. Questa è una criticità delle comunità energetiche perché i confini delle cabine primarie non sempre corrispondono all’omogeneità territoriale e alle esigenze dei singoli gruppi.

Perché queste criticità delle comunità energetiche rischiano di bloccare il loro sviluppo?

Queste criticità delle comunità energetiche sono davvero un bel problema se relazionate con quanto stabilisce il già citato Dlgs 199/2021. Nel Decreto infatti si prevede la possibilità di aumentare l’estensione territoriale massima delle C.E.R. Il vantaggio sarebbe quello che in questo modo non sarà più necessario ragionare solo in base a cabine secondarie e singoli soggetti vicini tra di loro. Ad esempio ci sarà la possibilità che più Comuni possano unirsi in una C.E.R. e garantire benefici dal punto di vista energetico ai propri cittadini

Però come faranno questi comuni ad associarsi tra loro se la struttura della cabina primaria è già satura?

Il ruolo sociale delle Cer

In tutto questo marasma dobbiamo sempre tenere a mente quello che è il ruolo sociale delle Comunità energetiche (Cer). Si tratta infatti di un ruolo di primaria importanza che non deve essere trascurato. Insomma le criticità delle comunità energetiche devono essere risolte, in un modo o nell’altro.

La Commissione Ue ha sempre sottolineato l’importanza del risparmio energetico come prima fonte di efficienza. L’energia che non viene consumata infatti può essere destinata a chi ne ha più bisogno. Le Cer possono reimmettere l’energia non consumata dai loro membri in rete e destinarla ad altri player.

Tuttavia, va analizzata con attenzione la struttura delle Cer, che prevede la partecipazione anche di aziende. Ciò comporterebbe una diminuzione dell’energia immessa in rete. Pertanto, sarebbe giusto pensare di realizzare Cer o realtà di autoconsumo collettivo dedicate esclusivamente alle aziende e alle grandi imprese.

In questo modo, si potrebbe trovare il giusto compromesso per sviluppare a pieno i vantaggi delle Comunità energetiche in Italia. Ciò potrebbe rappresentare un esempio virtuoso di produzione e condivisione di energia che potrebbe spingere il Paese verso una nuova crescita.

Clicca qui per farti un’idea sul quadro completo della normativa CER al 2023!

Se sei interessato alle comunità energetiche compila il modulo che trovi in questa pagina con i tuoi dati e aspetta la chiamata del nostro operatore!

Apri la chat
Hai bisogno di aiuto ?
Ciao
Come posso aiutarti ?