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E-distribuzione ha pubblicato la mappa delle cabine primarie

Finalmente disponibili le mappe interattive per l’identificazione delle aree sottese a stesse cabine primarie ai fini di valutazione e costituzione di CER

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Fra queste pagine abbiamo parlato più volte delle comunità energetiche rinnovabili e di come, per costituirle, sia necessario individuare l’area della cosiddetta cabina primaria. Come spieghiamo anche qui, la cabina primaria svolge un ruolo fondamentale per l’integrazione e la gestione dell’energia prodotta dai singoli impianti. Questo perché ha la funzione di collegare la rete di trasmissione dell’energia elettrica con la rete di distribuzione permettendo il trasferimento dell’energia elettrica ad alta tensione (HT) a quella a bassa tensione (BT).

Nel contesto delle comunità energetiche rinnovabili quindi la cabina primaria rappresenta un punto di connessione tra la rete di distribuzione e le comunità energetiche, permettendo l’inserimento di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili come fotovoltaico e mini-eolico.

Per questo motivo la mappa delle cabine primarie che trovi a questo link è di fondamentale importanza per individuare l’area geografica convenzionale di appartenenza delle comunità energetiche. D’altronde è stata la stessa ARERA a sottolinearne l’importanza dalla Delibera 727/2022/R/eel.

Pronto a scoprire di più sulla mappa delle cabine primarie italiane? Allora continua a leggere!

Cosa sono le comunità energetiche rinnovabili

Le CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) sono soggetti giuridici, definiti dal decreto legislativo 199/2. Le comunità energetiche sono regolate dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) con le delibere 318/2020/R/eel e 727/2022/R/eel. Tali delibere prevedono la partecipazione aperta e volontaria di soggetti (chiamati comunemente azionisti o membri) situati nelle vicinanze di impianti di produzione che, ai fini dell’energia condivisa, risultano nella disponibilità e sotto il controllo della comunità energetica.

Tali soggetti possono includere cittadini privati, attività commerciali, enti pubblici locali o piccole e medie imprese che condividono il consumo di energia prodotta da uno o più impianti di energia rinnovabile e che collaborano con l’obiettivo di produrre e consumare l’energia all’interno di un’area geografica di riferimento. La loro partecipazione, aperta e volontaria, ha come obiettivo l’autoconsumo, che non è diretto al profitto, ma al beneficio a livello economico, sociale e soprattutto ambientale della zona in cui operano.

L’area geografica di riferimento è definita proprio dalla cabine primarie di distribuzione dell’energia. Per questo motivo la pubblicazione della mappa delle cabine primarie di E-distribuzione è di fondamentale importanza nell’individuazione dell’area all’interno della quale è possibile creare le C.E.R.

Il TIAD

Con la delibera 727/2022/R/eel del 27 dicembre 2022, ARERA ha approvato il Testo Integrato Autoconsumo Diffuso (TIAD). Tale testo disciplina le modalità per la valorizzazione dell’autoconsumo diffuso per le configurazioni previste dai decreti legislativi 199/21 e 210/21, tra cui le Comunità Energetiche. Per maggiori informazioni leggi l’articolo pubblicato qui.

Quello che ci preme specificare è che è proprio il TIAD a rivestire di importanza le cabine primarie e quindi anche la loro mappa. Secondo le disposizioni regolatorie e legislative richiamate, per accedere al servizio di autoconsumo diffuso è necessario un particolare requisito. I punti di connessione facenti parte della configurazione devono essere ubicati nella porzione della rete di distribuzione sottesa alla stessa cabina primaria individuata. A stabilirlo è proprio l’articolo 10 del TIAD.

Il TIAD è applicato a decorrere dall’ultima data tra il 1° marzo 2023 e la data di entrata in vigore del decreto del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Il decreto in questione è previsto dall’articolo 8 del decreto legislativo 199/21, recante le disposizioni in merito agli incentivi per la condivisione dell’energia elettrica.

Prima di tali tempistiche rimane operativa, secondo regolazione vigente, la disciplina transitoria, ovvero la deliberazione 318/2020/R/eel. La disciplina transitoria stabilisce però che è la cabina secondaria da cui ciascun POD è alimentato (identificata mediante una codifica univoca convenzionale che ne garantisce la riservatezza) a definire i limiti geografici delle C.E.R..

La pubblicazione della mappa della cabina primaria

Dal qualche giorno oramai, seguendo questo link è possibile inserire un indirizzo ed ottenere il codice dell’area e visualizzare i perimetri di afferenza.

La definizione delle aree perimetrali sottese alla stessa cabina primaria è un passo molto importante per lo sviluppo delle CER. Grazie a questa definizione è infatti possibile allargare la compagine dei membri partecipanti alla CER stessa.

Le mappe interattive delle cabine primarie sono a tutti gli effetti uno strumento utile per individuare le aree convenzionali afferenti alle cabine di alta tensione sul territorio nazionale in cui poter creare le CER. In altre parole, grazie alle mappe delle cabine primarie, sarà possibile valorizzare ancora di più l’autoconsumo.

Navigando infatti sulla pagina dedicata è possibile accedere allo strumento con cui, zoomando sulle porzioni interessate o inserendo l’indirizzo di interesse, viene fornito il codice relativo all’area di competenza.

A stabilire la creazione di questo strumento è stata la la delibera ARERA 727/2022/R/eel del 27 dicembre 2022. Al suo interno infatti sono inserite delle norme che prevedevano la semplificazione della modalità con cui verificare l’appartenenza dei diversi punti di connessione all’area convenzionale sottesa alla stessa cabina primaria. E non c’è migliore strumento per farlo che questa mappa interattiva delle cabine primarie.

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Quanto ci costa la direttiva casa Green?

C’è stato il via libera dell’Unione Europea alla direttiva Casa Green. Ma l’obbligo di rendere più efficienti da un punto di vista energetico gli edifici coinvolti ricade interamente sulle spalle dei consumatori.

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In questi ultimi anni, il Parlamento Europeo è stato chiamato sempre più spesso a votare su politiche per l’ambiente dalla forte impronta ecologica. Uno degli ultimi voti espressi riguarda appunto la cosiddetta Direttiva Casa “Green” (la trovi qui). Tale direttiva, se approvata senza modifiche, impone a case ed edifici non residenziali (pubblici e non) di effettuare interventi di efficientamento energetico. L’obiettivo della Direttiva è infatti quello di far salire la classe energetica degli edifici in modo da sostenere sempre di più quel percorso di decarbonizzazione intrapreso oramai da tempo.

Raccontata così, la Direttiva Casa Green, potrebbe sembrare una svolta epocale nella conquista degli obiettivi di abbattimento delle emissioni dei gas inquinanti. Tuttavia non è tutto oro quello che luccica. Questo perché gli interventi di efficientamento energetico su circa 2 milioni di edifici solo in Italia, sono a carico dei proprietari di questi edifici. In sostanza quindi, potresti essere costretto a sostenere interamente le spese per l’efficientamento energetico di casa tua, o della tua azienda. Se non lo farai, il valore del tuo immobile, potrebbe scendere drasticamente.

Come se non bastasse, a complicare le cose, c’è anche il blocco dello sconto in fattura e della cessione del credito che di fatto rende impossibile per molti fruire dei bonus fiscali. Grazie a questo blocco infatti non è più possibile usufruire degli incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici (di cui parliamo qui) o altri se non solamente tramite detrazione in dichiarazione dei redditi in 10 anni.

In questo articolo cerchiamo di fare il punto della situazione spiegando perché, dietro alle buone intenzioni, si nasconde un rischio grandissimo per il nostro paese per le nostre tasche.

Cosa prevede la nuova direttiva “case green”?

Secondo la Direttiva Europea “Case green” il settore dell’edilizia del vecchio continente è chiamato a dare una decisa sterzata verso la sostenibilità nei prossimi anni.

Per capire meglio di cosa si tratta è però necessario partire da più lontano. Come forse saprai infatti,  ogni edificio oggi può essere classificato secondo una classe energetica che misura il suo impatto ambientale. Tale classifica va da A, meno impattante, a G, più impattante. La direttiva in questione quindi prevede che gli edifici ottengano un netto miglioramento della loro classe energetica Visto che dovrebbero raggiungere la classe E entro il 2030 e D entro il 2033.

Uno dei problemi però è che fra i vari paesi membri dell’Europa, non c’è una uniformità di criteri per individuare la classe energetica degli edifici tra i vari paesi europei. Questo significa che la classe G Italiana, ad esempio, non corrisponde a quella Polacca. A sua volta quella polacca non corrisponde a quella rumena e così via.

Ma non solo. La direttiva infatti stabilisce che, ogni nuovo edificio, anche quelli industriali, dovrà essere realizzato a emissioni zero a partire dal 2028 se costruito da privati. La scadenza di questa norma è invece fissata al 2026 se costruito per fini pubblici. 

Non possiamo quindi far altro che evidenziare due aspetti critici che riguardano la direttiva:

  • la strettezza dei tempi previsti per l’adeguamento, soprattutto per i nuovi edifici pubblici e privati o imprenditoriali,
  • i costi che questo potrebbe riservare agli italiani ed ai residenti dei paesi europei.

Quanto ci costa?

A realizzare una stima dei costi che l’Italia dovrebbe sostenere per la “Direttiva casa green” ci ha pensato Ance (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili). La spesa per le ristrutturazioni “green” della casa ammonta ad una cifra compresa tra 40-60 miliardi di euro. E questa effettuata da Ance è una stima prudenziale che non tiene conto dei probabili rialzi dei prezzi del settore edilizio.

Il numero di immobili che servirà ristrutturare è di circa 230.000, tra edifici pubblici e non residenziali. A questi però vanno sommati gli oltre 1,8 milioni di edifici residenziali privati.

In altre parole è come dire che fino al 2033, dovranno essere ultimati oltre 200.000 interventi di efficientamento energetico ogni anno. Tutto questo per portare a una classe energetica di E entro il 2030 e D entro il 2033 gli oltre 2 milioni di immobili interessati.

Qual’ è il rischio più grande della Direttiva Casa Green?

La vera minaccia portata dalla Direttiva Casa Green non sta nell’enorme quantità di interventi da effettuare o nei costi da sostenere per effettuarli. Sta nell’inevitabile svalutazione degli immobili cui si andrà incontro qualora questi immobili non vengano riqualificati energeticamente. 

La svalutazione di questi edifici di fatto colpirebbe duramente il portafoglio degli italiani visto che la maggior parte di loro ha utilizzato i propri risparmi per investire nel “mattone”. Mattone che adesso rischierebbe un forte deprezzamento e quindi di far volatilizzare questi risparmi.

In altre parole, o si sostengono le spese necessarie per far salire di classe energetica casa propria con i nostri soldi, o la casa in cui viviamo subirà un crollo del proprio valore.

conclusioni

L’attuazione un simile disegno presuppone un enorme piano strategico che interessa non solo il settore dell’edilizia, ma anche tutto quello che gira intorno ad esso. Il piano strategico dovrebbe anche integrare quelle che sono le possibilità offerte dalle C.E.R. in modo da rendere più armonioso possibile il salto delle classi energetiche. Il problema è che ad oggi, questo “piano strategico” non c’è!

Ma non solo. Serve anche un sistema efficiente di cessione dei crediti fiscali (anche per percentuali inferiori al 110%). Tale meccanismo infatti non può mettere in discussione, la monetizzazione dei lavori eseguiti, con il risultato di bloccare qualsiasi ulteriore decisione di investimento. Tanto più che Eurostat ha affermato che i crediti fiscali devono essere considerati come debito pubblico e quindi possono essere spalmati su più anni.

L’efficientamento energetico degli edifici è un obiettivo condivisibile e di fondamentale importanza. Tuttavia tale obiettivo non può essere perseguito sulla pelle dei cittadini.

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Tutte le ultime novità sulle comunità energetiche compresa la delibera 727 di Arera

Tutte le ultime novità sulle comunità energetiche: la delibera ARERA 727/2022/R/EEL, i tipi di C.E.R., i nuovi prosumer individuali, e la valorizzazione dell’autoconsumo.

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Fra le ultime novità sulle comunità energetiche non può non figurare la nuova delibera di ARERA 727/2022/R/EEL sull’autoconsumo. Tale norma infatti contiene:

  • le norme per la produzione “in condivisione” dell’energia elettrica pulita,
  • le indicazioni degli incentivi a essa associati
  • gli adempimenti del GSE.

ARERA è stata ultimamente molto attiva. Tanto che, con un’altra delibera, ha previsto anche l’entrata in vigore del nuovo TIAD (di cui parliamo qui). Anche questa è senza dubbio una grossa novità per il mondo delle comunità energetiche.

Nessuna novità invece per quanto riguarda l’approvazione del Decreto C.E.R. da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Le uniche indiscrezioni che filtrano è che tale decreto dovrebbe essere discusso dal parlamento nel corso di questi primi mesi del 2023.

In ogni caso, l’argomento delle comunità energetiche è molto scottante. Per questo, anche se ancora il quadro normativo che le regola non è completo, abbiamo cercato di fare il punto sulle ultime novità sulle comunità energetiche dopo l’approvazione della 727 qui di seguito.

Pronto a scoprirle? Allora continua a leggere questo articolo!

Novità sulle comunità energetiche: la delibera di Arera

La più grande novità sulle comunità energetiche di questo inizio anno è di fatto l’entrata in vigore della delibera ARERA 727. Precisiamo subito che tale delibera di fatto recepisce e rilancia i precedenti decreti legislativi 199/21 e 210/21. Il testo di questa delibera sostanzialmente conferma gli incentivi posti in essere nei documenti precedenti, soprattutto per le strutture che vogliono raggiungere i 5GW di potenza generativa.

Uno dei pregi di tale manovra è il fatto che essa non grava in alcun modo sui bilanci dello stato italiano. Gli incentivi individuati dalla delibera, adesso estesi anche ai gruppi di autoconsumatori collettivi.

Un altro pregio della delibera è che la sua entrata in vigore prolunga i tempi di realizzazione delle opere necessarie. In questo modo il numero di attori che possono avviare le pratiche per richiedere di costituire una comunità energetica può essere ampliato ancora di più. Questa è sicuramente una delle ultime novità sulle comunità energetiche che avrà degli effetti positivi nella loro maggiore diffusione.

Le CER ovvero un nuovo attore economico ed energetico

Le comunità energetiche rinnovabili (C.E.R.), sono in sostanza libere associazioni di cittadini, società o imprese. I membri di una CER si associano con l’obiettivo di condividere le strutture necessarie per produrre energia pulita (impianti fotovoltaici) destinata all’autoconsumo locale e alla cessione dell’eccedenza al GSE.

Alla base c’è un’idea di prossimità della produzione di energia e della condivisione di questa energia con gli altri membri della C.E.R. che si trovano fisicamente vicino agli impianti di produzione. Quest’idea in realtà non è tanto una novità per le comunità energetiche, ma contribuisce ad agevolare economicamente i membri della C.E.R. (famiglie, imprese ecc.). La vicinanza fisica infatti permette di abbattere notevolmente i costi di approvvigionamento di ogni membro della comunità, oltre che quelli del trasporto dell’elettricità e di importazione.

In base alla prossimità dei loro membri si possono distinguere:

  • comunità energetiche rinnovabili in senso stretto. Si tratta di quelle C.E.R. aperte a tutti i consumatori di un determinato territorio. Tali comunità hanno il vincolo di non poter produrre, e quindi cedere al GSE, più del 30% della potenza totale degli aderenti. Ergo almeno il 70% dell’energia che producono deve essere autoconsumata in loco;
  • comunità energetiche dei cittadini. Queste ultime sono del tutto simili alle prime, non hanno scopi però finanziari di rivendita dell’energia.

Novità sulle comunità energetiche: prosumer individuali e autoconsumatori

Un’ altra delle novità sulle comunità energetiche è la sempre maggior delineazione delle nuove figure “individuali” del mercato energetico. Questo perché i possessori di un impianto di produzione dell’energia da fonti rinnovabili possono, ognuno, contribuire singolarmente al beneficio della comunità. Tali figure sono le seguenti:

  • utenti a distanza con utilizzo della rete di distribuzione. Questa figura indica un produttore individuale di energia elettrica che utilizza la rete di distribuzione per poter distribuire l’energia che produce in luoghi distanti dal punto di produzione.
  • autoconsumatori di energia rinnovabile a distanza con utilizzo della rete di distribuzione: quando impianti e unità di consumo sono plurimi, ma all’interno della stessa zona di mercato.
  • autoconsumatori di energia rinnovabile a distanza con linea diretta. Questo caso si verifica quando in un’area specifica esista un’unica struttura produttrice di energia da fonti rinnovabili che è collegata ad un’unità di consumo in modo diretto. La linea elettrica di collegamento da unità produttrice e di consumo però non può essere più lunga di 10 km.

La valorizzazione dell’autoconsumo

Un’altra novità sulle comunità energetiche introdotte dalla delibera 727 di Arera riguarda l’autoconsumo. La delibera di Arera infatti completa e semplifica il quadro normativo inerente la valorizzazione dell’autoconsumo (ne parliamo meglio qui). In questo modo prova a rispondere in modo decisivo e quanto mai tempestivo alle sfide della transizione energetica.

Conclusioni

Nonostante lo scetticismo di molti pubbliche amministrazioni, imprese e cittadini, concordano nel fatto che le comunità energetiche rinnovabili rappresentano un tassello fondamentale per un cambiamento radicale che aiuti le famiglie e le comunità stesse.

Anche da un punto vista economico, le novità apportate dalle comunità energetiche, potrebbero avere un risvolto positivo. Questo settore infatti necessiterà anche di nuovi servizi e quindi nuovi impieghi e lavori. Servizi e lavori che oltre a fornire nuove opportunità di business hanno anche il nobile obiettivo di donare un benessere più stabile e duraturo a tutta la collettività.

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Dal 1 marzo entrerà in vigore il nuovo TIAD di Arera

Dal 1 marzo entrerà in vigore il nuovo TIAD di Arera con il superamento dei precedenti limiti che caratterizzavano la regolazione transitoria. Affrontiamo l’argomento in questo approfondimento

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ARERA ha da poco diffuso, dopo averlo approvato, il nuovo TIAD – ‘Testo integrato autoconsumo diffuso’ (è disponibile qui). L’applicazione di questo testo sarà prevista a partire dal 1° marzo 2023 o comunque in concomitanza con l’entrata in vigore del decreto MASE sulle comunità energetiche, nel caso in cui il decreto fosse approvato con data successiva a questa data.

Ricordiamo come il decreto sulle comunità energetiche del Minisitero dell’ambiente e della sicurezza energetica sia fondamentale per individuare gli strumenti di incentivazione economica relativi alle comunità energetiche e all’autoconsumo.

In particolare, il nuovo TIAD, definisce tutti le varie configurazioni possibili per l’autoconsumo diffuso. Le configurazioni individuate nel testo sono tre:

  • gruppi di autoconsumatori che agiscono collettivamente in edifici e condomini,
  • comunità energetiche,
  • autoconsumatori individuali su rete pubblica.

E’ quindi subito evidente come il testo del nuovo TIAD superi la prima regolazione transitoria (deliberazione 318/2020/R/eel) che a sua volta era basata su un modello regolatorio virtuale.

Ma cosa prevede di preciso il nuovo TIAD?

Abbiamo cercato di approfondire l’argomento insieme ai nostri esperti qui di seguito.

I provvedimenti più importanti

Dal primo marzo di questo anno tutte le configurazioni per l’autoconsumo collettivo e le comunità energetiche già esistenti confluiranno nel TIAD. Questo però non cambierà di fatto lo stato in essere delle due realtà, quanto piuttosto consentirà alle comunità energetiche di estendersi all’interno di un’area più vasta e di includere anche impianti di potenza superiore a 200 kW.

Tali modifiche prevedono, tra le altre cose, una lieve riduzione del contributo di valorizzazione dell’autoconsumo. In particolare, tale contributo perderà la restituzione della parte variabile della tariffa di distribuzione, pari a 0,59 €/MWh su un totale di 8,37 €/MWh a valori dell’anno 2022.

Cosa prevede il nuovo TIAD

Le modifiche del nuovo TIAD non si limitano certo a quanto abbiamo riassunto poco fa. E’ arrivato il momento di analizzare nel dettaglio le nuove disposizioni ricavate dal provvedimento di Arera punto per punto.

Il nuovo testo del TIAD prevede che l’autoconsumo diffuso sarà riferito, dopo il primo marzo, all’area sottesa alla cabina primaria e non più alla cabina secondaria. Conseguentemente, il testo individua anche i criteri per i gestori di rete per individuare in modo convenzionale le aree sottese a ciascuna cabina primaria. Questo significa che Arera ha di fatto introdotto dei correttivi di carattere geografico che si basano sulla reale configurazione delle reti elettriche.

Accanto all’allargamento dell’area sottesa all’autoconsumo diffuso, il TIAD stabilisce definizioni univoche per tutte le varie configurazioni di autoconsumo e la distinzione di due perimetri geografici. Tali perimetri sono i seguenti:

  • la zona di mercato che rileva per individuare l’energia elettrica condivisa;
  • l’area sottesa alla medesima cabina primaria che rileva per individuare la vera e propria energia elettrica autoconsumata.

Grazie a questo testo inoltre Arera semplifica notevolmente le procedure operative per la costituzione e la gestione delle configurazioni di autoconsumo. In questo modo si spera che la loro diffusione possa essere ancora più rapida e capillare.

Infine, tutti i clienti finali ed i produttori di energia, potranno continuare a godere degli attuali diritti. Fra questi diritti rimane di particolare importanza quello di poter scegliere liberamente il proprio fornitore indipendentemente dai rapporti legati all’autoconsumo.

Cosa manca ancora per le comuinità energetiche?

Con l’approvazione del nuovo TIAD e delle misure e definizione in esso contenute abbiamo fatto un grosso passo in avanti verso il completamento della normativa riguardante le comunità energetiche e l’autconsumo. Tuttavia ancora il quadro normativo che dovrebbe regolare queste configurazioni di autoconsumo non è ancora completo.

Manca ancora il decreto MASE che dovrebbe individuare una volta per tutte la definizione degli incentivi riconosciuti ai membri di tali configurazioni (ne parliamo anche qui). Tuttavia tale Decreto, come più volte annunciato dagli esponenti di tale ministero, dovrebbe arrivare entro la prima parte di questo anno, pertanto non ci resta che aspettare.

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Tutti i contributi regionali per le comunità energetiche e le rinnovabili che puoi richiedere

Una panoramica completa su tutti i contributi regionali e le agevolazioni per le comunità energetiche e gli impianti rinnovabili

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Le comunità energetiche rinnovabili sono gruppi di persone che lavorano insieme per produrre e utilizzare energia pulita e rinnovabile, come solare, eolica e idroelettrica. Possono includere abitanti di un quartiere, di una città o di una regione. Sostanzialmente questi soggetti si associano fra loro  per installare impianti di produzione di energia rinnovabile, come pannelli solari o turbine eoliche, e condividere i benefici economici e ambientali. Possono anche includere progetti di efficienza energetica e di gestione dell’energia per ridurre i consumi e migliorare l’autosufficienza energetica.

Far parte di una comunità energetica quindi è particolarmente vantaggioso. In particolare l’ultimo studio Elemens-Legambiente dimostra come le CER possono portare riduzioni dei costi in bolletta fino al 25% per le utenze domestiche e condominiali e fino al 20% della spesa energetica di piccole e medie imprese, scuole, distretti artigiani e altri settori ancora.

Per questo motivo, ma anche per rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 di Agenda 2030, lo stato Italiano sta cercando di agevolarne la diffusione il più possibile. Non solo da un punto di vista legislativo e normativo ma anche da un punto di vista di reperimento dei fondi (tra cui il PNRR).

Ma non solo lo stato cerca di incentivare le C.E.R., anche le Regioni. In particolare, in tutto il nostro territorio, sono stati approvati diversi contributi regionali per incentivare le comunità energetiche rinnovabili e l’installazione di impianti F.E.R.. Solitamente per informarti sui contributi regionali dovresti leggere attentamente i bandi presenti nei siti delle amministrazioni regionali. Ma spesso farlo non è così semplice come si possa pensare con il risultato che potresti perderti informazioni importanti su queste opportunità.

Per questo abbiamo creato questo approfondimento che riepiloga in un luogo solo tutti i contributi regionali per le comunità energetiche o per gli impianti a fonti rinnovabili in vigore in questo momento.

Tutti i contributi regionali per le comunità energetiche e le rinnovabili che puoi richiedere

Umbria, 3,2 milioni di euro di contributi regionali per il fotovoltaico nelle imprese

Iniziamo la nostra analisi dei contributi regionali per le comunità energetiche e per gli impianti fotovoltaici o F.E.R. dall’Umbria.

Potrai partecipare al bando per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e richiedere i fondi stanziati dal 30 gennaio 2023 al 28 febbraio 2023. I contributi regionali ammontano a 3,2 milioni di euro così suddivisi:

  • 650 mila euro per le grandi imprese;
  • 2,5 milioni per le PMI.

I beneficiari possono richiedere l’agevolazione per acquistare e installare pannelli fotovoltaici, con o senza collegamento ai sistemi di accumulo fino a 100 kw. Possiamo quindi concludere che questi fondi regionali individuati nel bando servono ad agevolare i consumi energetici delle PMI e grandi imprese extra agricole operanti sul territorio regionale.

Precisiamo inoltre che gli impianti fotovoltaici potranno essere installati su edifici, pensiline o a terra e potranno essere realizzati presso più sedi dell’impresa fino ad un massimo di 3. Infine, le domande dovranno essere inviate entro i termini stabiliti esclusivamente online.

Contributi regionali per le Comunità energetiche in Toscana

La Regione Toscana ha pubblicato la Legge regionale 28 novembre 2022, n. 42, che ha l’obiettivo di agevolare la realizzazione delle Comunità energetiche rinnovabili. E’ infatti la stessa regione a definire le C.E.R. come

“punti focali della transizione energetica e strumenti fondamentali per la creazione di nuovi modelli di economia ecologica, basati sul localismo energetico ed il contrasto alla povertà energetica, nonché come efficace contributo al conseguimento degli obiettivi del Green New Deal Europeo”.

Tra le altre cose, la regione Toscana si impegna da individuare, all’interno della programmazione regionale in materia di transizione ecologica ed energetica, contributi e strumenti finanziari, promuovere iniziative di formazione e accordi con i Comuni, GSE, Terna ed altri soggetti interessati alle comunità energetiche.

I contributi regionali sono quindi erogati nelle modalità che descriveremo qui di seguito. Per il 2023 e il 2024 la Giunta autorizza la spesa massima di euro 100.000,00 per ciascuna annualità. Per l’allocazione delle risorse saranno seguiti alcuni criteri tra cui la presenza nella CER di soggetti economicamente svantaggiati e di enti proprietari di alloggi di edilizia residenziale pubblica o sociale. Sarà inoltre istituita una piattaforma delle comunità energetiche rinnovabili della Regione Toscana in cui saranno raccolte tutte le informazioni e i dati.

Il bando per le comunità energetiche della Regione Lazio

I fondi regionali per le comunità energetiche stabiliti dalla Regione Lazio saranno erogati tramite il bando aperto fino al 21/02/2023 sulla piattaforma GecoWebPlus. In questo modo la regione ha messo adisposizione un totale di un milione di euro per finanziare studi di fattibilità tecnico-economica volti alla realizzazione di Comunità Energetiche Rinnovabili. E’ previsto un sostegno per ogni domanda da un minimo di 6000 euro fino a un massimo di 13.000 euro.

Contributi Regionali in Sardegna: come funziona il bonus fotovoltaico

Gli incentivi regionali della Sardegna prevedono una creazione di una sorta di reddito energetico regionale con i contributi per la cessione al GSE. I beneficiari hanno diritto all’autoconsumo gratuito dell’energia senza possibilità di cumulare l’agevolazione con altre misure analoghe statali o regionali.

Oltre a ciò, l’amministrazione regionale vuole agevolare il passaggio alle fonti di energia rinnovabili stanziando 14 milioni di euro suddivisi equamente in due anni. Di queste 7 milioni annuali:

  • 2 milioni sono i contributi regionali per le comunità energetiche;
  • 5 milioni vanno al reddito energetico. 

Potranno beneficiare del reddito energetico le famiglie a basso reddito, privati cittadini e condomini. In quest’ultimo caso, la regione ha anche dato il via libera all’installazione dei pannelli solari anche sul lastrico e sulle altre superfici comuni.

I fondi destinati alle comunità energetiche dalla Regione Sardegna invece serviranno a permettere alle amministrazioni comunali di dar luogo all’avviamento delle comunità senza sottrarre risorse dal proprio bilancio.

Gli incentivi in Friuli Venezia Giulia

Il Friuli Venezia Giulia mette in campo molte più risorse dato che sono 100 i milioni di euro di contributi regionali per a finanziare l’efficientamento energetico dei cittadini residenti.

La cifra è così alta perché più di incentivi della Regione per le comunità energetiche, Il FVG ha ideato una una sorta di Ecobonus a livello regionale. Tale misura è destinata ad abitazioni prima casa, alle seconde case ed ai complessi condominiali. In questo modo i richiedenti vedranno diminuire sensibilmente il costo delle bollette sfruttando l’autoapprovvigionamento energetico dei pannelli solari.

Tali contributi regionali dovranno poi sommarsi alle detrazioni già previste a livello nazionale o europeo. L’obiettivo è quello di abbattere drasticamente, se non addirittura annullare il costo per l’installazione di impianti come i pannelli fotovoltaici.

Il bando per accedere a queste agevolazioni regionali sarà pubblicato ad inizio 2023, con possibilità di richiedere il bonus retroattivamente, per i lavori eseguiti negli ultimi mesi del 2022.

Comunità energetiche e Regioni: la Lombardia stanzia 30 milioni di contributi regionali  per l’efficienza energetica per le micro e piccole imprese

Non poteva mancare la Lombardia nella nostra disamina tra le agevolazioni e contributi regionali per le comunità energetiche e le rinnovabili. In particolare, i contributi stanziati dalla regione Lombardia sono contenuti nel Decreto 15049 dello scorso ottobre. Tramite questa iniziativa la regione ha ampliato la platea dei beneficiari del bando “Investimenti per la ripresa 2022: linea efficienza energetica del processo produttivo delle micro e piccole imprese artigiane“.

I fondi stanziati per tale bando ammontano a 30 milioni di euro e potranno adesso richiederli tutte le PMI del settore manifatturiero, artigiane e non artigiane. In questo modo la Lombardia intende aiutare le piccole e micro imprese colpite dall’aumento del costo dell’energia e che vogliono rendere la propria attività sostenibile ed efficiente dal punto di vista energetico.

Per partecipare al bando le imprese devono:

  • avere sede operativa entro i confini regionali,
  • essere regolarmente iscritte e attive nel Registro delle imprese,
  • essere in regola con gli obblighi contributivi.

Tali contributi regionali potranno essere utilizzati per acquistare e installare sistemi di autoproduzione di energia, ovvero:

  • collettori solari termici
  • impianti di microcogenerazione
  • impianti fotovoltaici
  • acquisto e installazione di macchinari e attrezzature in sostituzione dei macchinari e delle attrezzature in uso nel sito produttivo
  • acquisto e installazione di caldaie ad alta efficienza a condensazione, a biomassa, pompe di calore in sostituzione delle caldaie in uso
  • acquisto di sistemi di domotica
  • acquisto di apparecchi LED
  • spese tecniche di consulenza correlate alla realizzazione dell’intervento

Il contributo regionale concesso dalla Lombardia è a fondo perduto ed è pari al 50% delle spese complessive ammissibili nel limite massimo di euro 50.000 per soggetto beneficiario. Le spese ammissibili devono essere di almeno 15.000 euro per interventi da realizzare presso la propria sede e e da rendicontare entro il termine massimo del 30/06/2023. Infine precisiamo che la domanda di contributo può essere inviata fino al 31 gennaio 2023.

Piemonte: bando da 92 milioni per le PMI

Comunità energetiche e impianti F.E.R. agevolati dalla regione anche in Piemonte dove, lo scorso 6 dicembre 2022, si sono chiuse le domande per ottenere i relativi contributi regionali. I richiedenti potranno ottenere una cifra compresa tra i 5 e i 10 mila euro, fino ad esaurimento della dotazione finanziaria. Tuttavia, visto il rapido esaurirsi delle risorse stanziate, l’amministrazione ha fatto sapere che la misura sarà riproposta anche nel prossimo anno.

Ma i fondi regionali stanziati per le rinnovabili del Piemonte non finiscono qui. La Giunta Regionale infatti ha già anticipato la pubblicazione di un Bando, sostenuto dal Fondo europeo di sviluppo regionale 2021-27 dedicato all’efficientamento energetico e all’uso delle energie rinnovabili per le PMI. Il bando avrebbe una dotazione importante visto che ammonta a quasi 92 milioni di euro.

Tali contributi regionali saranno erogati in base a due azioni che la Regione vuole che siano portate a termine. In particolare:

  • 68 milioni di euro saranno destinati a impianti di cogenerazione ad alto rendimento, razionalizzazione dei cicli produttivi, utilizzo efficiente dell’energia, efficientamento energetico e installazione di sistemi per l’automazione degli edifici, sviluppo di processi innovativi volti al risparmio energetico;
  • 23,8 milioni andranno a sostegno della promozione delle energie rinnovabili insieme agli interventi di efficientamento energetico.

In Campania sono previsti contributi regionali per la ricognizione dei tetti degli edifici pubblici

Lo scorso novembre sono scadute le domande per accedere ai contributi regionali della Campania destinati alla costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili. Tali contributi sono destinati ai Comuni con meno di 5.000 abitanti che potranno usufruire dei benefici ambientali e sociali della condivisione.

La dotazione finanziaria per il 2022 è stata di 1 milione di euro e analoga dovrebbe essere nel prossimo biennio.

Nella Legge di Bilancio 2023 (Art. 44), la Regione ha fissato il termine del 31 dicembre 2023 entro il quale effettuare, con il coinvolgimento degli Enti locali,

“una ricognizione dei tetti degli edifici pubblici e delle aree pubbliche nella propria disponibilità da mettere a disposizione, previa apposita procedura a evidenza pubblica, per l’installazione degli impianti a servizio delle Comunità energetiche rinnovabili“.

L’obiettivo della misura è favorire l’autoconsumo, l’indipendenza energetica e ridurre la povertà energetica e sociale.

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Consultazioni Decreto C.E.R. al via: ecco il testo

Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha finalmente dato il via alle consultazioni sul Decreto C.E.R.. Ecco cosa prevede il testo

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Finalmente il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è passato all’azione. Da pochi giorni infatti sono state lanciate le consultazioni sul Decreto C.E.R. (di cui avevamo parlato anche qui) che dovrebbe appunto definire le regole che normano le comunità energetiche.

C’è tempo fino al 12 dicembre 2022 per cittadini, imprese, consumatori, e tutti gli attori istituzionali per partecipare a queste consultazioni. Durante questo lasso di tempo, tutti i soggetti interessati potranno inviare osservazioni e proposte all’indirizzo dgaece.div03@pec.mise.gov.it. Per inviare i propri pareri è necessario scaricare il il Modulo di adesione alla consultazione scaricabile a questo link ed inviare un email all’indirizzo che abbiamo indicato poc’anzi avente questo oggetto: “Consultazione DM energia condivisa”.

Ma cosa contiene il documento che apre le consultazioni al Decreto C.E.R. di preciso?

Il documento individua criteri e modalità per la concessione di incentivi volti a promuovere la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili inseriti in comunità energetiche, sistemi di autoconsumo collettivo e individuale a distanza.

Abbiamo pertanto deciso di riassumere questi criteri e modalità qui di seguito per capire meglio l’importanza di queste consultazioni.

Caratteristiche delle configurazioni e degli impianti ammessi all’incentivo

Il documento sottoposto alle consultazioni sul Decreto C.E.R. prevede innanzitutto la definizione delle diverse configurazioni che potranno accedere agli incentivi per le C.E.R. Tali configurazioni entreranno in esercizio successivamente all’entrata in vigore del decreto e prevedono l’utilizzo della rete di distribuzione esistente sottesa alla stessa cabina primaria.

Possiamo in particolare distinguere:

  • Sistemi di autoconsumo individuale di energia rinnovabile a distanza. Si tratta di sistemi che prevedono l’autoconsumo a distanza di energia elettrica rinnovabile da parte di un singolo cliente finale, senza ricorrere a una linea diretta. Questo significa quindi che per collegare i siti di produzione di energia e  quelli di consumo verrà usata la rete di distribuzione esistente;
  • Sistemi di autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili. Tali sistemi realizzati da gruppi di autoconsumatori che agiscono collettivamente i cui membri si trovano all’interno dello stesso edificio. E’ questo il caso dei condomini;
  • Comunità energetiche rinnovabili. Sistemi realizzati da clienti finali che si associano fra loro con il fine di produrre e condividere energia prodotta da fonti rinnovabili.

Consultazioni decreto C.E.R.: tutti i requisiti

Le configurazioni individuate dal Decreto C.E.R. che abbiamo descritto in precedenza sono sottese al rispetto dei seguenti requisiti: 

  • la potenza nominale massima del singolo impianto deve risultare non superiore a 1 MW;
  • i lavori di realizzazione degli impianti devono essere avviati dopo la data di pubblicazione del decreto. Ne consegue che gli impianti che faranno parte delle configurazioni individuate precedentemente dovranno entrare in esercizio successivamente a tale data;
  • le configurazioni sono realizzate nel rispetto delle condizioni previste dagli articoli 30 e 31 del decreto legislativo n. 199 del 2021. Tali configurazioni operano, in interazione con il sistema energetico, secondo le modalità individuate dall’articolo 32 del medesimo decreto legislativo;
  • gli impianti di produzione e i punti di prelievo facenti parte delle configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile sono connessi alla rete di distribuzione tramite punti di connessione facenti parte dell’area sottesa alla medesima cabina primaria;
  • gli impianti posseggono i requisiti prestazionali e di tutela ambientale necessari per rispettare il principio del “Do No Significant Harm” (DNSH);
  • sono inclusi nell’ambito di applicazione del decreto anche i potenziamenti di impianti esistenti. In questo caso gli incentivi si applicano limitatamente alla nuova sezione di impianto ascrivibile al potenziamento.

Modalità di accesso agli incentivi

Il documento che sarà oggetto delle consultazioni sul Decreto C.E.R. prevede che le risorse siano assegnate senza il ricorso a procedure competitive. Prevedono infatti un accesso diretto agli incentivi a valle dell’entrata in esercizio degli impianti nel periodo 2023-2027. Questo perché nell’erogazione di questi incentivi è stata seguita una logica di massima semplificazione; pertanto non si prevedono presentazioni preliminari di progetti per la partecipazione a bandi di selezione o registri.

Al momento le consultazioni sul Decreto C.E.R. hanno un limite: il decreto infatti sarebbe applicabile alla realizzazioni di impianti che complessivamente raggiungono la potenza di 5 GW. Una volta raggiunto questo limite il decreto decade e saranno pertanto necessarie ulteriori disposizioni in merito.

Inoltre, dal momento che il decreto sulle Comunità Energetiche si preannuncia molto innovativo è previsto che il referente della configurazione possa richiedere al GSE – su base volontaria – una verifica preliminare di ammissibilità dei progetti alle disposizioni del decreto. A quel punto, entro 90 giorni dalla richieste, il GSE dovrà rilasciare un parere preliminare per l’ammissibilità del progetto. In sostanza, il GSE dovrà indicare le prescrizioni da seguire per fare in modo che il progetto sia ammissibile ai finanziamenti. Il diritto di accesso agli incentivi sarebbe valutato dal GSE sulla base della documentazione presentata con l’istanza definitiva.

Caratteristiche dell’incentivo previsto nel documento per le consultazioni sul Decreto C.E.R.

A questo punto, il documento per le consultazioni sul Decreto C.E.R. individua gli incentivi per le differenti tipologie di configurazioni realizzabili. 

A tutti gli impianti che fanno parte di queste configurazioni infatti sarà riconosciuta una tariffa premio indipendente dalla tecnologia utilizzata e dalla taglia di potenza. Tale tariffa premio sarà erogata sulla quota di energia condivisa attraverso la porzione di rete di distribuzione sottesa alla medesima cabina primaria.

La tariffa incentivante o tariffa premio viene così definita:

  • Sistemi di autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili: 100 Euro/MWh
  • Sistemi di autoconsumo individuale di energia rinnovabile a distanza senza linea diretta: 100 Euro/MWh
  • Comunità energetiche rinnovabili: 110 Euro/MWh

Per impianti fotovoltaici la tariffa verrebbe corretta per tenere conto dei diversi livelli di insolazione secondo il seguente schema:

  • Regioni del Centro (Lazio, Marche, Toscana, Umbria, Abruzzo) + 4 €/MWh
  • Regioni del Nord (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Veneto) + 10 €/MWh

Il documento sottoposto alle consultazioni sul Decreto C.E.R. prevede che questo incentivo sia corrisposto per un periodo di 20 anni. Tutta via il documento stabilisce anche che:

  • Nel caso in cui la quota di energia condivisa fosse pari o superiore al 70% dell’energia prodotta, la quota residua di energia potrebbe essere liberamente venduta dal produttore.
  • Nel caso, invece, in cui la quota di energia condivisa fosse inferiore al predetto limite del 70%, l’energia prodotta in eccesso dall’impianto sarà venduta sarebbe ad un prezzo pari a 80 €/MWh.

Transizione dal vecchio al nuovo meccanismo

L’effetto incentivante del documento è rafforzato dal fatto che gli i nuovi incentivi non possono essere erogati per impianti che hanno iniziato i lavori di realizzazione prima della data di entrata in vigore del relativo provvedimento di incentivazione. D’altronde anche la DG Competition ha precisato all’Italia che l’emanazione del decreto legislativo, ovvero l’approvazione del PNRR, non costituiscono atti che rispondono ai requisiti di Aiuti di Stato.

L’accesso alle nuove tariffe incentivanti di cui al decreto C.E.R. in consultazione è quindi consentito agli impianti a fonti rinnovabili i cui lavori di installazione ed entrata in funzione siano successivi all’entrata in vigore del decreto.

Ma cosa succede agli impianti che sono entrati in esercizio dopo decreto legislativo n. 199 del 2021 e prima dell’entrata in vigore del nuovo decreto C.E.R. attualmente in consultazione?

Per tali impianti è previsto un regime transitorio che prevede che:

  • gli impianti di potenza fino a 200 kW accedono alle tariffe del DM 16 settembre 2020;
  • tutti i predetti impianti possono entrare a far parte delle comunità che accedono agli incentivi con il nuovo meccanismo senza rientrare nel limite del 30% di potenza. Tali impianti infatti non rientrano nella definizione proposta di impianti esistenti, classificati come “impianti per la produzione di energia rinnovabile entranti in esercizio in data antecedente alla data di entrata in vigore del presente decreto e che sono diversi da quelli facenti parte di comunità energetiche e di sistemi di autoconsumo collettivo che condividono energia ai sensi dell’articolo 42-bis del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8”.

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Conto alla rovescia per il Decreto Comunità Energetica

Il ministro dell’ambiente annuncia: il Decreto Comunità Energetica è pronto. A breve verranno avviate le consultazioni pubbliche

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Il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto ha da poco annunciato come il Decreto Comunità Energetica sia sostanzialmente pronto. Al rientro dalla Cop 27 infatti, secondo le parole dello stesso Ministro, avrà modo di avviare la consultazione pubblica per condividerne i contenuti con tutti gli attori e gli stakeholder di riferimento.

Dichiarazioni quantomeno provvidenziali visto che arrivano subito dopo la manifestazione di Legambiente per spronare il Governo alla rapida emanazione del Decreto comunità energetiche che si è tenuta a Roma qualche giorno fa. Al sit-in hanno preso parte la Rete delle Comunità Energetiche Solidali, Kyoto Club, Free, Next, comuni, associazioni e imprese di tutta italia. L’obiettivo della manifestazione è stato chiaro fin da subito: chiedere il superamento dei ritardi e degli ostacoli che stanno attualmente bloccando una delle forme più interessanti di autoconsumo condiviso. 

Per dover di cronaca dobbiamo inoltre riportare che alla manifestazione aveva partecipato anche Vannia Gava, Viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (ex Transizione ecologica). Proprio da lei sono arrivate le prime rassicurazioni sul Decreto Comunità Energetica.

Abbiamo quindi esaminato le dichiarazioni dell’attuale ministro dell’Ambiente e della sua Viceministra cercando di fare chiarezza sull’attuazione delle C.E.R. e sullo stato di avanzamento dei lavori per il Decreto Comunità Energetica.

Decreto Comunità Energetica: le dichiarazioni del viceministro Vannia Gava

Prima di parlare del Decreto Comunità Energetica, il viceministro Vannia Gava, ha definito la questione delle CER come:

“prioritaria per l’azione di governo, in quanto elemento centrale nella diversificazione delle fonti energetiche e nella promozione e diffusione di rinnovabili, per la decarbonizzazione e la neutralità climatica”.

Dopo questa importante rassicurazione sul Decreto C.E.R. ha anche spiegato i motivi del ritardo. Esso infatti era stato previsto dalla legge di recepimento della Direttiva RED II ed era atteso per giugno 2022. In particolare, secondo la viceministra, il processo è rallentato a causa del coinvolgimento, nella stesura del decreto, di tutti gli attori interessati, in particolare con ARERA. Inoltre, la consultazione dell’Authority

“avviata quest’estate, è in conclusione e l’esito è previsto per la fine della settimana. Inoltre, il meccanismo di incentivazione è stato sottoposto al vaglio della Commissione europea nella definizione del quadro degli aiuti di Stato, che dovrà confermare anche la possibilità di assegnare i 2,2 miliardi ai piccoli comuni nella forma di contributo a fondo perduto”.

Decreto CER, a breve la consultazione pubblica

Arrivati a questo punto una domanda è d’obbligo: Cosa conterrà il Decreto Comunità energetica?

Il Decreto dovrebbe contenere alcuni fondamentali elementi regolatori per i prosumer nazionali. In particolare, la normativa dovrebbe ampliare la richiesta degli incentivi per l’autoconsumo anche alle comunità rinnovabili con 1 MW di potenza installata.

Sempre secondo la viceministra:

“la collaborazione e l’attività di consultazione permetteranno di adottare, entro brevissimo, un decreto attuativo che fornirà agli operatori un quadro normativo completo e definitivo, per dare un via libero certo alle comunità energetiche rinnovabili, senza vincoli futuri”.

Le dichiarazioni del ministro Pichetto

Sul tema del Decreto C.E.R. è intervenuto anche il ministro Gilberto Pichetto. Riportiamo le sue parole qui di seguito:

“Il decreto è pronto […] e al mio rientro dalla COP27 di Sharm avrò modo di avviare la consultazione pubblica per condividerne i contenuti con tutti gli attori e gli stakeholder di riferimento e acquisire in modo trasparente le proposte. Avvierò al contempo un dialogo costruttivo con gli altri soggetti istituzionali per assicurare la migliore attuazione delle misure incentivanti anche a valere su Pnrr”.

Le dichiarazioni raccolte alla manifestazione di Legambiente

Nel frattempo, le voci dei partecipanti alla manifestazione di Legambiente di qualche giorno fa si sono unite per chiedere una rapida approvazione del Decreto Comunità Energetica. 

Ad esempio, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha affermato:

“Il nuovo Governo acceleri subito sullo sblocco dei progetti ancora fermi al palo e sulla pubblicazione degli strumenti necessari per dare risposte alle numerose Cer ancora in attesa”.

ed ancora:

“È inaccettabile – ha aggiunto Ciafani – la mancanza dei decreti attuativi, in particolare quello sugli incentivi da parte del Mase, il ritardo di Arera sull’emanazione delle regole attuative di sua competenza”, senza dimenticare “le difficoltà nel ricevere dai distributori locali le informazioni necessarie a identificare l’ambito di sviluppo delle Cer, i ritardi del Gse nell’iter di registrazione presso il proprio portale e nell’elargizione degli incentivi, i preventivi onerosi per gli allacci alla rete”

 

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Sblocco delle comunità energetiche: le associazioni in piazza

Le associazioni in piazza di fronte alla sede del ministero dell’Ambiente per chiedere lo sblocco delle comunità energetiche. Nel frattempo il ministro rassicura tutti: “Il decreto è pronto, a breve la consultazione pubblica sui contenuti”

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Sono giunte forti e chiare, all’orecchio del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) Gilberto Pichetto Fratin le richieste per lo sblocco delle comunità energetiche.

I rappresentanti di Legambiente insieme alla Rete delle Comunità Energetiche Solidali, Kyoto Club, Free, Next, comuni, associazioni, imprese e enti aderenti si sono infatti dati appuntamento proprio davanti alla sede del dicastero. Una volta trovatisi li hanno messo in scena una protesta di comune accordo per ottenere lo sblocco delle Comunità Energetiche (ne parliamo anche qui). A questo proposito un comunicato di Legambiente riporta queste dure parole:

“In Italia le comunità energetiche rinnovabili non trovano terreno fertile, sotto scacco di ritardi burocratici e mancanza delle regole attuative. Nonostante queste siano, a tutti gli effetti, uno strumento efficace e una soluzione utile e concreta per contrastare il caro bollette, l’emergenza climatica e la povertà energetica”.

Il ministro Pichetto non ha quindi potuto fare finta di niente cercando di ignorare quanto stava avvenendo alle porte del suo dicastero. Ha infatti rilasciato delle dichiarazioni cercando di tranquillizzare la folla in cui ha rassicurato sul fatto che il Decreto Comunità Energetica fosse praticamente pronto. Per chi non lo sapesse infatti, al momento, una delle cose a frenare lo sviluppo delle Comunità Energetiche è proprio la mancanza dei decreti attuativi (come questo citato dal ministro di cui parliamo qui).

Lo sblocco delle Comunità energetiche passa attraverso il superamento di difficoltà tecniche e burocratiche

La protesta per lo sblocco delle comunità energetiche è solo uno degli ultimi atti di questa telenovela. Infatti la richiesta di

“accelerare la conclusione dell’iter necessario per permettere in Italia lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili ma anche di adoperarsi per superare tutte le difficoltà tecniche e burocratiche che impediscono lo sviluppo del vero potenziale ambientale, economico e sociale, oltre a quello strutturale per la rete elettrica in termini di alleggerimento”

non è arrivata certo in quest’ultimo periodo sul tavolo del Ministero dell’Ambiente o della Transizione Ecologica.

In particolare, il primo nodo da sciogliere è il recepimento della RED II, la direttiva comunitaria che contiene i principi regolatori delle comunità energetiche a cui devono attenersi gli Stati membri. Tale recepimento, da attuare attraverso un Decreto ad hoc, era atteso a giugno 2022, ma fino ad oggi non si hanno più avuto notizie a riguardo.

Durante la manifestazione per lo sblocco delle comunità energetiche però è intervenuta il viceministro all’ambiente Vannia Gava dichiarando che il decreto “di sblocco” delle CER sarà approvato in tempi brevi. E che questo decreto venga approvato a breve ce lo auguriamo anche noi visto che alla luce dell’attuale crisi energetica, la posta in gioco è sempre più importante.

Talmente necessario che, secondo il presidente di nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, è necessario cambiare rotta al più presto superando gli inaccettabili ritardi e ostacoli che tengono in ostaggio le comunità energetiche rinnovabili. L’Italia non può di certo permettersi di sottovalutare questa importante opportunità volta a contrastare il caro energia ma anche ad abbandonare le fonti fossili con conseguenti vantaggi per il clima. La realizzazione di tanti impianti di produzione dell’energia da fonti rinnovabili e delle comunità energetiche è quindi fondamentale.

Valore sociale ed economico

C’è poi un altro aspetto legato alle CER, ovvero l’importante ruolo che possono giocare in aree con maggiori criticità sociali ed economiche. Grazie allo sblocco delle comunità energetiche infatti le periferie delle grandi città e le aree colpite da terremoti e da eventi estremi potrebbero risollevarsi in tempi più rapidi.

Sempre secondo Legambiente ogni giorno di ritardo è solo uno spreco di tempo e di energia. Pertanto la richiesta al nuovo governo di accelerare subito sullo sblocco delle CER pubblicando gli strumenti necessari è sempre più urgente.

In particolare, per Legambiente e gli altri promotori della protesta sono inaccettabili.

“la mancanza dei Decreti Attuativi, in particolare quello sugli incentivi da parte del MASE, il ritardo di ARERA sull’emanazione delle regole attuative di sua competenza, le difficoltà nel ricevere dai distributori locali le informazioni necessarie a identificare l’ambito di sviluppo delle CER, i ritardi del GSE nell’iter di registrazione presso il proprio portale e nell’elargizione degli incentivi, oltre che i preventivi onerosi per gli allacci alla rete”.

Un quadro drammatico della situazione che è stato ben dipinto dal dossier di Legambiente dal titolo “I blocchi allo sviluppo delle comunità energetiche”. Secondo questo dossier infatti, su 100 comunità energetiche che sono mappate fino a giugno 2022 sul sito comunirinnovabili.it, appena 16 sono riuscite ad arrivare a completare l’iter di attivazione presso il GSE. Di queste 3 soltanto 3 hanno ricevuto i primi incentivi statali.

Le dichiarazioni delle istituzioni sulle sblocco delle C.E.R.

Dopo le prime rassicurazioni del viceministro Gava sullo sblocco delle Comunità Energetiche è arrivata la presa di posizione del titolare del dicastero dell’Ambiente:

“Prendo atto delle sollecitazioni di Legambiente sulla necessità di un rapido avvio del nuovo decreto per incentivare le comunità energetiche rinnovabili. Il decreto è pronto, a valle del coordinamento con ARERA, e al mio rientro dalla COP27 di Sharm El-Sheikh avrò modo di avviare la consultazione pubblica per condividerne i contenuti con tutti gli attori e gli stakeholder di riferimento e acquisire in modo trasparente le proposte”.

Il ministro ha poi comunicato l’intenzione di avviare un dialogo costruttivo con gli altri soggetti istituzionali per assicurare la migliore attuazione delle misure incentivanti anche a valere su PNRR. Questo perché. sempre secondo il ministro le:

“comunità energetiche rinnovabili: sono il segnale di una auto-organizzazione economica ed ecologica sul territorio e costituiscono un forte sviluppo per la diffusione delle energie rinnovabili. È una nostra priorità, lo è sempre stata, soprattutto in questo momento emergenziale in cui stiamo vivendo un problema con il caro energia”.

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Al via le consultazioni per le Comunità Energetiche Rinnovabili di ARERA

Con la pubblicazione del documento “Orientamenti in materia di configurazioni per l’autoconsumo previste da Decreto Legislativo 199/2021 e dal Decreto Legislativo 210/2021” prendono il via le consultazioni per le Comunità Energetiche Rinnovabili di ARERA

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ARERA (Autorità di regolamentazione per energia reti ambiente) ha da poco pubblicato un attesissimo documento che riguarda le C.E.R. Con il documento “Orientamenti in materia di configurazioni per l’autoconsumo previste da Decreto Legislativo 199/2021 e dal Decreto Legislativo 210/2021” possono prendere il via le le consultazioni per le Comunità energetiche rinnovabili (CER).

Il documento, consultabile qui, definisce gli orientamenti dell’autorità in merito ai seguenti punti:

  • L’aggiornamento del Testo Integrato Sistemi Semplici di Produzione e Consumo (TISSPC) per effetto della nuova definizione introdotta per identificare tali sistemi;
  • l’aggiornamento del Testo Integrato Sistemi di Distribuzione Chiusi (TISDC) per tenere conto della possibilità di realizzare nuovi Sistemi di Distribuzione Chiusi (SDC);
  • l’innovazione della regolazione attualmente vigente  in via transitoria, per la valorizzazione dell’autoconsumo realizzato tramite gruppi di utenti in edifici o condomini o nell’ambito delle comunità energetiche. Ciò servirà a tenere conto delle nuove definizioni e dei nuovi perimetri (autoconsumo diffuso).

Sono in molti ad essere concordi che le C.E.R. siano fondamentali per abbattere i costi delle bollette di famiglie, enti pubblici ed imprese. Per questo, abbiamo cercato di fare il punto sulle consultazioni per le Comunità Energetiche Rinnovabili di ARERA qui di seguito.

Consultazioni per le Comunità Energetiche Rinnovabili: i presupposti di ARERA

Prima di analizzare queste consultazioni per le Comunità Energetiche Rinnovabili di ARERA è bene partire dall’inizio, ricordando brevemente quali sono gli obiettivi che l’Agenzia intende raggiungere. Obiettivi che sono completamente rintracciabili nel documento “Obiettivo Strategico OS21” individuato dalla stessa agenzia e che abbiamo riassunto qui di seguito:

  • Adeguare il mercato elettrico alla transizione energetica e all’integrazione dei mercati europei. In questo processo dovranno essere garantiti sufficienti livelli di flessibilità e adeguatezza al sistema parallelamente allo sviluppo degli impianti di generazione rinnovabile a livello decentrato, della capacità di stoccaggio, delle nuove forme di autoconsumo, anche in forma collettiva, e della partecipazione attiva dei consumatori.
  • Implementare la normativa europea in materia di energie rinnovabili e mercato interno dell’energia elettrica con una migliore integrazione tra la disciplina del dispacciamento nazionale e i mercati integrati europei.
  • Favorire nel percorso di transizione energetica lo sviluppo di mercati a termine per garantire i necessari livelli di adeguatezza del sistema.
  • Monitorare attentamente l’evoluzione del mercato per adeguare, ove opportuno, la disciplina del mercato delle capacità dei sistemi di accumulo necessari per garantire la copertura del carico. 
  • Adeguare la regolazione vigente in materia di connessioni alle reti elettriche degli impianti di produzione, dei regimi commerciali speciali per gli impianti di produzione e degli strumenti incentivanti per quanto compete all’Autorità.
  • Modificare il settlement, per accompagnare adeguatamente le modifiche al mercato rafforzando gli strumenti di monitoraggio dei mercati all’ingrosso anche in attuazione di REMIT.

Le linee di intervento di ARERA

Individuati gli obiettivi, ARERA ha potuto dare il via alle consultazioni per le Comunità Energetiche Rinnovabili individuando alcune linee di intervento che riportiamo qui di seguito.

Innovazione regolatoria del servizio di dispacciamento ai fini della transizione energetica

Con il progressivo venir meno delle risorse, che storicamente hanno erogato i servizi ancillari (in particolare gli impianti termoelettrici), occorre fare in modo che tali servizi siano erogati da altre unità (di produzione o di consumo) anche in forma aggregata, tramite i rispettivi BSP11.

Serve inoltre valutare l’opportunità di innovare le modalità di approvvigionamento e di remunerazione dei servizi ancillari già esistenti, affinché siano più efficaci, stante il nuovo contesto.

Serve, infine, introdurre nuovi servizi (e le rispettive modalità di remunerazione), che potrebbero diventare necessari in futuro, a causa del progressivo venir meno degli impianti termoelettrici.

Completamento dell’innovazione regolatoria

L’obiettivo di questa attività è quello di garantire la compatibilità della disciplina del dispacciamento nazionale con i mercati integrati europei.

Occorre completare le modalità di coordinamento tra i mercati dell’energia (in particolare MI) e il MSD, tenendo conto del quadro normativo europeo, con particolare riferimento allo spostamento della gate closure all’ora che precede quella a cui si riferisce l’oggetto della negoziazione. Occorre altresì completare l’armonizzazione e la condivisione dei servizi necessari, a garantire la sicurezza del sistema (servizi ancillari, in particolare il bilanciamento).

Consultazioni Comunità Energetiche Rinnovabili: Evoluzione delle normativa finalizzata a garantire l’adeguatezza del sistema elettrico

L’adeguatezza del sistema elettrico dovrà essere garantita adeguando il capacity market, oltre che facendo gestire a soggetti terzi i sistemi di accumulo necessari per garantire la copertura del carico, in un contesto sempre più caratterizzato da fonti rinnovabili variabili.

In questo modo si andrà anche verso una revisione del ruolo dei distributori di energia elettrica, sia in termini di facilitatori neutrali nell’approvvigionamento di servizi ancillari globali, sia in termini di acquirenti di servizi ancillari locali. L’obiettivo è quello di garantire un miglior esercizio della propria rete, nel nuovo contesto di produzione (crescita della generazione diffusa) e consumo (crescita dei consumi elettrici anche per effetto di soluzioni di efficientamento e diffusione delle auto elettriche).

Per questo, occorre anche revisionare la disciplina di separazione funzionale delle attività (unbundling), per rafforzare l’indipendenza del distributore, dal gruppo verticalmente integrato di appartenenza, anche in vista della rimozione dei servizi di tutela.

Infine si dovrà provvedere anche ad un adeguamento del settlement per tenere conto delle innovazioni e garantire un funzionamento efficiente del mercato e la corretta trasmissione dei segnali di prezzo. In particolare, le innovazioni saranno necessarie sia per tenere conto dalla progressiva disponibilità dei dati di misura trattati su base oraria (anche in relazione all’energia immessa e prodotta), sia per il progressivo venir meno dell’Acquirente Unico, in qualità di utente del dispacciamento per la maggior tutela.

Evoluzione della regolazione relativa alla valorizzazione delle diverse forme di autoconsumo

Per raggiungere questo obiettivo è necessario dare attuazione a quanto previsto dai decreti legislativi 8 novembre 2021, n. 199 e n. 210 in materia di sistemi semplici di produzione e consumo, sistemi di distribuzione chiusi, forme di autoconsumo collettivo e Comunità energetiche.

Inoltre è necessario prevedere ulteriori evoluzioni o aggiornamenti della regolazione ai fini della transizione energetica sulle seguenti tematiche:

  • garanzie d’origine,
  • regimi commerciali speciali per i produttori di energia elettrica,
  • strumenti di incentivazione delle fonti rinnovabili e ai certificati bianchi per quanto di competenza dell’Autorità,
  • regolazione tecnica e procedurale per le connessioni alle reti elettriche
  • innovazione del dispacciamento per le isole non interconnesse.

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Impianto fotovoltaico obbligatorio per edifici residenziali, commerciali e pubblici

Impianto fotovoltaico obbligatorio per edifici residenziali, commerciali e pubblici: da quando e perché?

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Il piano REPower EU (di cui abbiamo parlato qui), annunciato in questi giorni dalla presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, si appresta ad introdurre novità epocali in tema di fotovoltaico.

Il piano prevede infatti l’introduzione di un obbligo impianto fotovoltaico per tutti gli edifici di nuova costruzione. In particolare per quelli pubblici e commerciali, l’obbligo dovrebbe entrare in vigore nel 2025, mentre per quelli residenziali la scadenza è nel 2029. In concomitanza dovrebbe verificarsi arrivare anche la velocizzazione degli iter burocratici che concedono le autorizzazioni per la realizzazione di questo tipo di impianti.

Il piano Repower EU costituisce la risposta della Commissione Europea alla grave crisi energetica determinata dalla guerra tra Russia e Ucraina. Guerra che tutt’oggi, almeno per il momento, non accenna a volgere al termine. Ma il piano Repower EU non è stato approvato solo per questo motivo. Il piano si è reso necessario anche per far fronte alla crisi climatica che ogni anno si sta facendo sempre più drammatica.

Il piano ha quindi tre obiettivi fondamentali:

  • risparmiare energia,
  • diversificare i fornitori di combustibili fossili,
  • accelerare la transizione verso l’energia pulita investendo massicciamente nelle rinnovabili, anche rendendo obbligatori gli impianti fotovoltaici sugli edifici.

Le dichiarazioni di Ursula Von Der Leyen

La presidente della commissione Europea ha rilasciato dichiarazioni sul piano Repower EU, specialmente in merito all’ultimo punto affrontato qui sopra.

Secondo la presidente infatti, l’Unione Europea ha già le basi per affrontare una massiccia transizione ecologica investendo sulle rinnovabili. Esistono infatti piani come il Green Deal Europeo ed il Fit for 55 che devono essere portati ad un livello più alto per far diventare il vecchio continente, il più rapidamente possibile, indipendente dai combustibili fossili.

In particolare, la von der Leyen si è espressa così:

“REPowerEU  ci aiuterà a risparmiare più energia, ad accelerare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e, soprattutto, ad avviare investimenti su una nuova scala”.

Il modo più rapido ed economico per affrontare l’attuale crisi energetica è il risparmio energetico. Per questo si cercherà di portare l’obiettivo di efficienza energetica dell’UE per il 2030 dal 9 al 13%.

In effetti il nuovo piano appena approvato dalla Commissione sembra incentivare il risparmio energetico attraverso diverse misure. Sono infatti previste delle misure fiscali incentivanti per il risparmio energetico, oppure aliquote IVA ridotte per sistemi di riscaldamento, isolamento termico, elettrodomestici e prodotti particolarmente efficienti in termini di consumo.

Investimenti sulle rinnovabili: impianto fotovoltaico obbligatorio

La Presidente della Commissione ha poi precisato alcuni aspetti relativi agli investimenti sulle Rinnovabili dichiarando che l’obiettivo per il 2030 è stato rialzato. Non più il 40% dell’energia totale prodotta da fonti rinnovabili, ma il 45%.

Ma come sarà possibile raggiungere questo obiettivo?

La risposta è semplice: tramite il fotovoltaico. In particolare, sarà adottata una strategia volta a raddoppiare la capacità solare fotovoltaico entro il 2025 e ad installare 600 GW entro il 2030.

Ecco che proprio anche per sostenere questo ambizioso obiettivo, si è scelto di sostenere questa iniziativa con azioni forti e decise. Fra queste, il piano REPower EU propone l’obbligo installazione impianti fotovoltaici su edifici commerciali a partire dal 2025, e residenziali dal 2029. Di pari passo è previsto anche un raddoppio del tasso di diffusione delle pompe di calore e misure per integrare l’energia geotermica e solare termica nei sistemi di teleriscaldamento e comunali.

Infine vengono previste anche delle importanti accelerazioni per quanto riguarda le procedure autorizzativi per le rinnovabili. Oggi queste procedure sono particolarmente lunghe, dai 6 ai 9 anni per un parco eolico. Sarebbe quindi un risultato eccezionale ridurre queste tempistiche da un anno soltanto.

La situazione in Italia

​In Italia, secondo la legislazione vigente, gli edifici che saranno realizzati ex novo o sottoposti a ristrutturazione rilevante sulla base di un titolo abilitativo presentato a partire dal 13 giugno 2022, dovranno essere coperti da fonti rinnovabili per almeno il 60%.

Su questo fronte, il nostro Paese sta legiferando proprio in questi giorni per estendere le aree idonee alla installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e per velocizzare le procedure autorizzative.

Impianto fotovoltaico obbligatorio e comunità energetiche rinnovabili

Le comunità energetiche, o comunità di energia rinnovabile (CER), sono, dal punto di vista legale, dei soggetti autonomi composti da soci e/o utenti. Questi soggetti si trovano in genere in prossimità dell’impianto di produzione di energia rinnovabile. Da questa breve descrizione è quindi già possibile capire come comunità energetiche e fotovoltaico siano due concetti che si legano fra di loro.

I soggetti che ne fanno parte infatti, associandosi fra loro, decidono di mettere a disposizione le proprie risorse, come gli impianti fotovoltaici e le batterie di accumulo, con l’obiettivo di produrre ed auto-consumare l’energia che producono. In questo senso quindi, le comunità energetiche possono garantire un risparmio ancora maggiore a coloro che ne fanno parte.

Quella delle comunità energetiche inoltre, è una possibilità che, inserita nel contesto del fotovoltaico obbligatorio sui tetti delle nuove costruzioni, potrebbe avere un successo clamoroso. Ogni nuovo edificio commerciale ad esempio, potrebbe essere il fulcro per far nascere una nuova comunità energetica grazie all’impianto fotovoltaico sul suo tetto.

Pertanto possiamo affermare che l’obbligo del fotovoltaico sui tetti non può far altro che aprire la strada alla nascita di nuove comunità energetiche rinnovabili come Valore Comunity!

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